Agobiopsia prostatica ecoguidata (transrettale)

Agobiopsia prostatica ecoguidata (transrettale)

La prostata è una ghiandola della grandezza di una castagna posizionata sotto la vescica e attorno all’uretra che ha il compito di produrre parte del liquido seminale.
La biopsia prostatica è una procedura indispensabile per escludere o confermare la diagnosi di carcinoma prostatico in caso di sospetto clinico dopo esplorazione rettale, ecografia trans-rettale o dosaggio PSA (antigene prostatico specifico).
La biopsia prostatica è indicata anche per la valutazione istologica della prostata periferica in caso di riscontro incidentale di PIN (neoplasia intra-epiteliale) in corso di interventi chirurgici eseguiti per patologia prostatica benigna (TURP, resezione prostatica transuretrale o ATVB, adenomectomia prostatica transvescicale) e per una ristadiazione (= valutazione dello stadio della malattia) del carcinoma prostatico dopo terapia radiante o chirurgica, in caso di sospetto clinico di ripresa di malattia.
In base al risultato dell’esame e di quelli precedentemente eseguiti (esplorazione rettale, ecografia prostatica trans-rettale, PSA) si determinano le indicazioni terapeutiche o viene programmato, in caso di mancata evidenza di tumore, il successivo iter diagnostico.
La procedura dura in genere da 20 a 30 minuti e può essere eseguita in anestesia locale, spinale e/o generale.
Il Paziente, a vescica piena, è posto in posizione “ginecologica” (supino, a gambe flesse e divaricate). Sotto guida ecografica, con ago “TRU-CUT”, sono effettuati 12 prelievi (o più) nei sei sestanti della prostata. La tecnica ecoguidata consente in genere di ottenere prelievi nelle sedi volute e in quantità sufficiente a porre la diagnosi; offre inoltre maggiori garanzie di risultato rispetto al prelievo in singole zone anomale (noduli ipoecogeni). Le due tecniche possono comunque essere associate.
Dopo l’intervento, in caso di prostata molto voluminosa o di importante flogosi (infiammazione), è possibile che venga posizionato un catetere vescicale (rimosso dopo alcune ore).
Come tutte le procedure diagnostiche anche la biopsia prostatica è gravata da “falsi negativi” (fino al 50% per le tecniche più obsolete), cioè la mancata diagnosi istologica di tumore, anche in sua presenza. Diverse sono le cause del falso negativo: microfocolai, difficoltà tecniche a eseguire il prelievo, diagnosi anatomo-patologica incerta. Per questo motivo in caso di negatività della biopsia prostatica, l’Urologo, in base alla situazione clinica, può decidere di proporre una ripetizione dell’esame.
È stata introdotta una nuova tecnica di biopsia prostatica con fusione (“fusion”) RM-ecografia 3D che permette di ridurre in maniera significativa il numero di falsi negativi. Il sistema utilizza un ecografo a 3 dimensioni che consente la visualizzazione spaziale della prostata; un software fonde le immagini tridimensionali della RM con quelle ecografiche e permette di centrare il bersaglio, tracciando il percorso dell’ago (con simulazione prima della puntura) ed evitando punture inutili o nello stesso posto.
Esiste anche il rischio (4%) di diagnosticare tumori clinicamente non significativi (che mai porterebbero a morte il Paziente o ne danneggerebbero la qualità di vita), con tutto ciò che questo può comportare sul piano psicologico e fisico.

Le tecniche trans-perineali e trans-rettali senza l’ausilio dell’ecografia sono oggi poco praticate.
La citoaspirazione con ago di Franzen (ago sottile) è meno invasiva rispetto alla tecnica con TRU-CUT, ma più complicata, richiede una curva di apprendimento più lunga e presenta maggiori difficoltà interpretative dal punto di vista cito-patologico.