Lo avevamo incontrato nel momento più difficile, durante l’autunno del 2020. La frattura dell’astragalo, avvenuta durante un allenamento, aveva messo a rischio l’intera stagione. La procedura chirurgica a cui è stato sottoposto in Montallegro dall’ortopedico Matteo Guelfi, membro della commissione medica della FISI – Federazione italiana sport invernali, aveva permesso a Mattia Casse di tornare in pista in tempo per i Mondiali dopo un recupero record.

Ora, a distanza di un paio d’anni, lo ritroviamo con un sorriso smagliante, al termine di una stagione straordinaria che lo ha visto salire per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo il 17 dicembre scorso nella discesa libera in Val Gardena (ndr il 1000esimo della storia azzurra), per poi bissare in discesa libera il 14 gennaio a Wengen e infine un terzo podio (il primo in superG) nell’appuntamento di Cortina sabato 28 gennaio. Mattia Casse, classe 1990 e figlio dello sciatore di velocità Alessandro, ci racconta la sua stagione.

«È stata una stagione fantastica, durante la quale sono stato costantemente tra i primi dieci e finalmente sono riuscito a salire sul podio. È stata un’emozione unica, soprattutto perché ho conseguito questi risultati su piste storiche come quella di Wengen e davanti ai tifosi italiani».

– Cosa ti ha permesso di raggiungere questi obiettivi?

«Sono stato più costante. Qualche anno fa ero già arrivato nei primi dieci, ma quest’anno è andato tutto bene. Ho cambiato il mio preparatore e il mio gruppo di lavoro e i risultati sono arrivati. Ci sono ancora molti aspetti da migliorare, perché competere ai vertici è estremamente difficile».

– Hai impressionato tutti con la tua condizione fisica. L’infortunio del 2020 è alle spalle?
«Non del tutto. L’intervento mi ha restituito una caviglia completamente funzionante, ma per recuperare in tempi così brevi l’ho un po’ maltrattata. Avverto ancora un po’ di dolore, ma è una situazione gestibile che non influisce sulle mie prestazioni né sul mio stile di sci».

– Hai qualche rimpianto?
«In febbraio sono andato un po’ in calando e i Mondiali non sono stati entusiasmanti. I podi sono stati emozioni bellissime, ma questa prima volta emotivamente e psicologicamente è stata impegnativa e difficile da gestire. Riparto più forte, con nuovi stimoli per il futuro».

– I prossimi obiettivi?
«Voglio migliorare ancora, soprattutto nel superG, per essere costantemente nei primi dieci. L’obiettivo è cominciare subito bene la prossima stagione, per avere un bel pettorale e giocarmi le mie chance. Certo, vincere sarebbe fantastico».

– Non hai mai partecipato a un’Olimpiade e nel 2026 saranno in Italia. Ci pensi?
«È un obiettivo ancora molto lontano – ci sono anche i Mondiali del 2025 – ma sicuramente è nei miei pensieri. Un passo alla volta, però: concentriamoci sul 2024».

Due battute anche con Matteo Guelfi, il chirurgo che lo ha operato nel 2020, agli esordi di una stagione che dopo l’infortunio sembrava del tutto compromessa.

«Tutti dicevano che era impossibile un recupero in tempo per i Mondiali di Cortina. In realtà, il recupero è stato davvero veloce, soprattutto tenendo conto del tipo di infortunio, che richiede in genere cinque o sei mesi. Mattia invece è tornato a sciare in tre mesi. La frattura ossea dell’astragalo è delicata perché interessa una zona molto importante, allo snodo della caviglia. Questo genere di traumi ad alta energia occorre trattarli e ridurli nel miglior modo possibile, per minimizzare il rischio di problematiche successive».

– Quale rapporto ti lega a Casse?
«Ci incontriamo spesso in pista, perché sono uno dei medici che segue le squadre nazionali di sci. Quando ha qualche dubbio, ci sentiamo, così come l’ho chiamato dopo i podi, per fargli i complimenti. Per fortuna, dal punto di vista medico, non ha più avuto bisogno di me».

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