Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo, esecutore della procedura chirurgica, descrive la tecnica utilizzata, oggetto anche di un articolo di prossima pubblicazione su una rivista scientifica internazionale

Nel maggio 2023, in Montallegro, è stato eseguito per la prima volta al mondo l‘impianto di una protesi peniena tricomponente, in anestesia locale, condotto dall’urologo Aldo Franco De Rose, con il supporto del collega urologo Fabrizio Gallo e dell’anestesista Donatella Giua. Questo significativo caso clinico è stato oggetto di un articolo di prossima pubblicazione sull’International Journal of Surgery.

L’operazione ha coinvolto un uomo di 60 anni, affetto da disfunzione erettile non responsiva alle terapie orali con inibitori della PDE-I e all’iniezione intracavernosa di alprostadil. La disfunzione era stata causata da un incidente in moto – avvenuto anni prima – nel quale il soggetto aveva riportato fratture multiple delle vertebre lombosacrali, con lesioni midollari incomplete a livello S2-S4. Il paziente, nel 2015, aveva inoltre subito un arresto cardiaco, durante un intervento chirurgico al ginocchio per disordini posturali derivanti dall’incidente.

L’urologo Fabrizio Gallo e l’anestesista Donatella Giua

«L’alto rischio anestesiologico dovuto al precedente arresto cardiaco e l’impossibilità di eseguire un’anestesia spinale a causa del pregresso posizionamento di una placca vertebrale lombosacrale ci hanno portato alla proposta di impiantare il dispositivo a tre componenti, in anestesia locale» spiega Aldo Franco De Rose.

«L’impianto di una protesi peniena rappresenta una valida opzione terapeutica quando un trattamento farmacologico risulti inefficace o controindicato. Le ricerche riportano tassi di soddisfazione del paziente (e del partner) che variano dal 75% al 100%, a seconda del tipo di protesi. Questi dispositivi sono oggetto di costante sviluppo e hanno raggiunto oggi un’elevata affidabilità meccanica e di sicurezza. Anche se queste procedure vengono generalmente eseguite in anestesia spinale, alcuni autori riportano risultati incoraggianti con l’impianto di protesi peniene semirigide o a due componenti in anestesia locale, solitamente con sedazione endovenosa. Fino a oggi, però, nessun autore aveva documentato l’impianto di un dispositivo a tre componenti in anestesia locale».

I risultati sono stati eccellenti. Il paziente non ha riportato alcun dolore durante l’intervento e il follow-up è stato privo di eventi avversi. Un mese dopo l’intervento chirurgico – tempo necessario di attesa post-operatoria – il paziente ha segnalato il primo rapporto sessuale soddisfacente.

Tra le criticità da monitorare, le più significative sono le possibili infezioni.
«La protesi rilascia automaticamente un antibiotico mezz’ora dopo l’impianto, riducendo così il rischio di questa eventualità. È tuttavia necessaria molta attenzione, poiché l’insorgere di un’infezione impone la rimozione della protesi. A questo proposito, ringrazio Montallegro – dove ho eseguito diversi interventi negli ultimi tre anni senza alcun problema – per la grande attenzione alle procedure di sterilità all’interno del blocco operatorio e nel post-operatorio».

Alcune domande al Dr. Franco De Rose

– Come si svolge l’intervento?
«È un intervento che presenta una certa complessità e necessita esperienza, poiché richiede tre fasi chirurgiche. La prima consiste nell’inserimento delle protesi nei due corpi cavernosi del pene. Successivamente, nella fase scrotale-perineale, si posiziona il dispositivo (di gonfiaggio) per l’attivazione della protesi. Conclude l’intervento la fase più complessa, quella addominale, dove si posiziona il palloncino della protesi contenente il serbatoio d’acqua, richiamata ai cilindri per ottenere l’erezione».

C’è un’età limite per questo tipo di interventi?
«No, le protesi peniene vengono impiantate a tutte le età. Nei più giovani, si procede quando la funzionalità erettile è compromessa a causa di traumi, incidenti o interventi alla prostata precoci. La fascia d’età più comune è sopra i 60 anni, quando diverse condizioni – come diabete, ipercolesterolemia e altre patologie che compromettono la circolazione sanguigna – rendono necessario l’impianto di una protesi per una soddisfacente vita sessuale».

Come funziona la protesi peniena?
«È sufficiente premere la “pompetta” posizionata nello scroto, tra i due testicoli. Ciò permette di ottenere un’erezione; al termine del rapporto sessuale, la protesi può essere sgonfiata premendo un pulsante facilmente individuabile con palpazione digitale».

La protesi influisce sulla sensibilità del pene?
«Assolutamente no. La protesi garantisce la completa rigidità del pene durante il rapporto sessuale, senza minimamente compromettere la sensibilità del membro».

Causa qualche disagio?
«No, si tratta di una protesi estremamente sofisticata che non causa alcun fastidio o imbarazzo, essendo praticamente invisibile a pene sia flaccido sia in erezione».

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Redazione