Fabio Aru è uno dei migliori professionisti italiani delle due ruote. Il 2015 è l’anno della consacrazione con la vittoria della Vuelta, poi arrivano un successo di tappa al Tour de France e altri tre al Giro d’Italia. Rosa, gialla e rossa: sono i colori delle maglie indossate nel corso della carriera. Anno difficile quello appena trascorso, immutata è la voglia di ripartire con la massima convinzione nei propri mezzi.
Sardo di San Gavino Monreale, dove è nato il 3 luglio 1990, aveva iniziato l’attività agonistica con la mountain bike. È professionista dal 2012: ha vinto la Vuelta nel 2015, una tappa al Tour de France, tre al Giro d’Italia e due alla Vuelta España, il titolo nazionale nel 2017; è stato terzo al Giro del 2014 e secondo a quello del 2015.
Con Aru, approfondiamo il suo rapporto con l’alimentazione.

– Fabio, quale valore assume l’alimentazione in rapporto alla sua preparazione?
«Noi atleti dobbiamo prestare molta attenzione a ciò che mangiamo e questo ogni giorno dell’anno. Non penso di esagerare dicendo che la mia professione mi ha portato a conoscere il valore del cibo. Una consapevolezza che è diretta conseguenza dei sacrifici a cui uno sportivo deve giocoforza sottoporsi».

– Quando ha capito di dover prestare attenzione a ciò che mangia?
«Non sarei in grado di affrontare lo sforzo dell’allenamento se non fossi alimentato e nutrito in modo corretto. Finché non si prova la sofferenza fisica della mancanza di riserve di energia, forse non si può avere la consapevolezza di quanto sia importante mangiare, per vivere e non solo per soddisfare il proprio palato».

– In qual modo un ciclista raggiunge la stabilità del proprio peso?
«Alla base di ogni attività agonistica c’è l’importanza di seguire un corretto regime alimentare, tanto utile quanto l’allenamento. La preparazione di un professionista, ma penso anche a chi si approccia a un’attività sportiva a qualsiasi livello, non può prescindere dal nutrirsi bene. Una corretta alimentazione, infatti, è il primo passo verso il raggiungimento del peso forma, decisivo in termini di prestazione».

– Ci sono tante rinunce a cui lei deve sottoporsi?
«L’attenzione all’alimentazione deve essere costante. Per mia fortuna, non sono troppo goloso ma, lo confesso, mi costa ancora rinunciare a un piatto di lasagne o immergere il cucchiaio in un mare di cioccolata».

Scritto da:

Michele Corti

Michele Corti, presidente dei giornalisti sportivi liguri, direttore dell’Agenzia di stampa LiguriaSport, telecronista e corrispondente di Sport Mediaset, 19 anni fa ha ideato e promosso il progetto Stelle nello Sport.