Patologia vascolare venosa

Patologia vascolare venosa

Le varici sono dilatazioni tortuose delle vene superficiali degli arti inferiori dovute a un’anomalia di funzionamento delle valvole della parete della vena che impediscono il reflusso gravitazionale del sangue.
In caso di “sfiancamento” di questo sistema valvolare, si determinano un rallentamento del flusso e un ristagno di sangue all’interno del vaso.
A causa di queste alterazioni possono verificarsi fenomeni di occlusione dei vasi venosi (trombosi), associati a infiammazione della parete del vaso (flebiti, tromboflebiti).
Le varici possono coinvolgere la vena grande safena, la vena piccola safena oppure le vene collaterali.

Questa patologia colpisce il 15-30% della popolazione adulta, soprattutto le donne di età compresa fra i 50 e i 60 anni. Fattori predisponenti – oltre all’ereditarietà, all’eccesso di peso e alla gravidanza – sono le attività lavorative che costringono l’individuo a trascorrere molte ore in piedi o in ambienti caldi.

La sintomatologia si manifesta con prurito, senso di calore, pesantezza e/o dolore agli arti inferiori, edema (=gonfiore) alle caviglie quando si sta in piedi per molto tempo, infiammazione della cute soprastante (dermatite); in casi gravi possono comparire ulcerazioni della pelle o rottura delle varici con abbondanti sanguinamenti. La guarigione spontanea di queste lesioni è estremamente lenta e difficoltosa.

L’intervento chirurgico consiste nell’asportazione radicale dei vasi venosi dilatati.
Le vene grande e/o piccola safena vengono asportate con la tecnica dello “stripping” (=asportazione del vaso per trazione su apposita sonda introdotta al suo interno); le vene collaterali sono interrotte e/o asportate attraverso micro-incisioni cutanee, realizzate in corrispondenza del vaso dilatato.
In caso di interessamento della grande safena viene praticata un’incisione chirurgica all’inguine, per poter interrompere e legare all’origine tutte le vene collaterali, oltre a consentire l’introduzione della sonda per lo stripping.
Prima dell’operazione, con un pennarello indelebile, viene disegnata una “mappa” delle vene da asportare.
Al termine dell’intervento chirurgico, tutto l’arto inferiore viene bendato con una fascia compressiva che, mantenuta generalmente per 7 giorni, viene successivamente sostituita con una calza elastica.
L’intervento chirurgico può essere eseguito in regime di day surgery (con dimissione nella serata stessa dell’intervento) o, in situazioni più complesse, con ricovero ordinario di uno o più giorni.

Fra le possibili conseguenze postoperatorie:

  • ematomi (=raccolta di sangue coagulato al di sotto della pelle) alla gamba e alla coscia (regrediscono spontaneamente, in genere in 2 settimane);
  • dolore nella sede della ferita inguinale, che può persistere per 5-7 giorni;
  • edema (=gonfiore) dell’arto operato: regredisce in 15-20 giorni (per questo è consigliato l’uso di una calza elastica per un certo periodo di tempo dopo l’intervento);
  • difficoltà alla deambulazione per 5-7 giorni, in genere fino a quando viene mantenuto il bendaggio compressivo fino alla radice dell’arto.

Le microincisioni praticate lungo il decorso delle vene varicose solitamente diventano invisibili dopo pochi mesi dall’intervento chirurgico; sono tuttavia possibili inestetismi dovuti ad alterazioni soggettive della cicatrizzazione.

Eventuali capillari (teleangectasie) e piccole varici residue, dopo l’intervento chirurgico, possono essere trattate ambulatorialmente con la tecnica della scleroterapia (che prevede l’iniezione all’interno dei vasi malformati di una sostanza che ne provoca la chiusura).

In casi particolari sono indicati interventi parziali come:

  • safenectomia senza stripping – prevede più incisioni lungo il decorso della safena e la sua asportazione “a pezzi”: la tecnica viene utilizzata in caso di difficoltosa o impossibile progressione della sonda per lo stripping;
  • crossectomia safeno-femorale – legatura della safena e delle collaterali alla coscia;
  • varicectomie multiple – asportazione solo delle vene collaterali dilatate attraverso microincisioni.

Non tutti i Pazienti affetti da varici degli arti inferiori necessitano di terapia chirurgica.
Nei casi meno gravi può essere sufficiente rispettare alcune norme igienico-comportamentali:

  • evitare il prolungato stazionamento in posizione eretta, soprattutto in ambienti caldi;
  • sollevare spesso gli arti inferiori quando si sta seduti;
  • controllare il proprio peso corporeo, evitando il soprappeso;
  • evitare assunzione di farmaci estro-progestinici (=pillola anticoncezionale).

La terapia farmacologia può essere utile per alleviare i sintomi, ma non è in grado di guarire una vena già dilatata.

L’utilizzo di calze elastiche, valido mezzo di prevenzione, può essere indicato per rallentare la progressione della malattia.