Gli interventi dei professori Niccolò Casiddu e Ivan Zignego in occasione dell’incontro svoltosi nell’ambito della Genova Be Design Week

In questo articolo abbiamo affrontato il tema dell’umanizzazione degli spazi di cura con Giulio Bertagna, esperto di Perceptive Color Design.
L’argomento era stato anche al centro di un incontro organizzato da Montallegro in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design (DAD) dell’Università degli Studi di Genova, nell’ambito dell’ultima edizione della Genova Be Design Week.
In questo (secondo) articolo ripercorriamo quelli che erano stati i principali contributi di quell’incontro.

Tra i relatori, erano infatti intervenuti il professor Niccolò Casiddu, Direttore del DAD e il professor Ivan Zignego, docente ordinario del DAD, stimolati nella discussione dal giornalista Massimiliano Lussana.

«La tematica dell’umanizzazione degli spazi di cura ha radici profonde ed è seguita all’interno del gruppo di designer dell’Università di Genova da un nutrito gruppo di ricercatori, tra cui la professoressa Benedetta Spadolini, il professor Casiddu, la professoressa Silvia Pericu, e numerosi altri ricercatori» spiega il professor Ivan Zignego, delineando il ruolo dei designer. «Da un lato, fungiamo da ponte tra gli utenti e gli specialisti che concepiscono e progettano un prodotto. Dall’altro, siamo chiamati a dirigere persone e scienziati iperspecializzati, che non sempre riescono ad avere una visione d’insieme».

Design della cura. Cosa significa

Con design della cura si intende un nuovo approccio rispetto alla concezione tradizionale della degenza, che coinvolge diversi fattori. Come già evidenziato da Giulio Bertagna, uno degli elementi chiave è il lavoro sui colori. «Il colore è uno degli elementi distintivi che differenziano la vita domestica da quella ospedaliera. Molti di noi, entrando in un ambiente troppo bianco, pensano: ‘Sembra di entrare in un ospedale’. Col nostro lavoro, cerchiamo attivamente di evitare questa sensazione. In particolare, si occupa di questo la professoressa Pericu» prosegue Zignego.

Un secondo aspetto affrontato dal team dell’Università di Genova è l’invecchiamento attivo, ovvero la ricerca di soluzioni non solo dal punto di vista medico, ma per favorire la collaborazione tra i pazienti anziani e i medici. «L’obiettivo è creare un’interfaccia che renda la vita degli anziani attiva e significativa per loro e per la collettività. In questo ambito, la professoressa Spadolini è la responsabile scientifica».

Il terzo segmento di ricerca all’interno del Dipartimento è lo Human Centered Robotic Design, guidato dal professor Casiddu. «Si tratta del passaggio tra la cura medica e l’interfaccia utente, spesso digitale in questi tempi, grazie a svariati approcci robotici. Non ci concentriamo sulla costruzione del robot, ma su come mettere quel robot al servizio delle persone» conclude Zignego.

Casiddu: umanizzare gli spazi con un approccio “human center”

Gli ambienti di cura dovrebbero essere a misura di persona, ma spesso non lo sono. «Se dobbiamo ancora discutere della necessità di umanizzare questi ambienti, evidentemente qualcosa si è perso per strada. E probabilmente parte della responsabilità è di noi progettisti, nonostante la nostra cultura di progetto sia incentrata sulle necessità delle persone. Non possiamo più permettercelo» sottolinea Casiddu. «Al Dipartimento, conduciamo ricerche su questi temi e l’università è il luogo in cui si genera la conoscenza e l’innovazione di una nazione. Gli studenti, in particolare quelli di design, sono parte attiva di questo processo, contribuendo insieme a noi al progresso in questo campo. Il nostro obiettivo è progettare per le persone e progettare con le persone» conclude Casiddu.

Le opportunità del PNRR e l’ospedale del futuro

Questo momento storico, di possibile grande rinascita grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), offre molte risorse. Casiddu evidenzia l’importanza di considerare il PNRR come un momento di rinascita intellettuale, citando la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la sua proposta di un New European Bauhaus. «In Europa, abbiamo avuto due momenti culturalmente straordinari per i progettisti: il Rinascimento, basato sulla cultura dell’umanesimo, e il Bauhaus, che ha messo l’uomo e la cultura al centro del progetto industriale. Ora, con il PNRR, ci sono tre parole chiave: sostenibilità, inclusione e bellezza. Il nostro compito è ritornare a creare cose belle, perché se qualcosa è bello, è probabile che sia anche giusto. Se è brutto, è sicuramente sbagliato» afferma Casiddu.

Un ultima battuta, infine, su come potrà essere l’ospedale del futuro. «L’ospedale sarà sempre più una macchina altamente specializzata, operante per la cosiddetta acuzie, cioè esattamente quanto necessario per intervenire nel momento critico della malattia, con una minore residenzialità. Le dimensioni dei nuovi ospedali saranno adattate a questo modello, che funzionerà a condizione che vi sia un contesto territoriale in grado di garantire il resto» conclude Casiddu.

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Redazione