Uretrotomia interna (endoscopica)

Uretrotomia interna (endoscopica)

L’uretrotomia interna consiste nel trattamento per via endoscopica dei restringimenti del canale uretrale dovuti a diverse cause.
Lo scopo è l’incisione e l’apertura del canale uretrale ristretto con l’obiettivo che questo aumento di calibro si mantenga nel tempo.

È indicata nelle stenosi (cioè nei restringimenti) dell’uretra congenite (valvole uretrali) e acquisite (post chirurgiche, post infettive, post traumatiche, etc.).
L’intervento dura solitamente pochi minuti e può essere eseguito in anestesia sia generale sia loco-regionale; a volte, può anche essere sufficiente una semplice sedazione del Paziente.

L’incisione endoscopica del canale uretrale può essere effettuata con una lama “a freddo” o “a caldo” con il bisturi elettrico o con il laser a olmio.
L’intervento “a freddo”, più indicato per le stenosi dell’uretra bulbare (è la parte di uretra più vicina alla parte definita uretra peniena cioè che transita nel pene), può essere effettuato con l’uretrotomo di Otis o sotto visione con l’uretrotomo di Sachse.
L’intervento “a caldo”, più indicato per le stenosi dell’uretra posteriore, prevede l’utilizzo di un elettrobisturi che monta una lama diatermica (ansa di Collins) la quale, facendo scorrere la corrente, incide il tessuto stenotico e allarga il calibro del canale o l’utilizzo di una fibra laser a olmio che incide in profondità il canale uretrale.

Dopo l’intervento viene lasciato “in situ” un catetere vescicale. La scelta relativa al tempo di mantenimento del catetere e alla sua sostituzione con cateteri di calibro progressivamente più grande dipende dalle caratteristiche della stenosi e, più spesso, dalle abitudini del Chirurgo.
In assenza di complicazioni, la degenza ospedaliera è di 1-2 giorni.
La terapia antisettica urinaria viene somministrata prima dell’intervento e solitamente non più proseguita (short term therapy).
Nei Pazienti con una lesione cicatriziale uretrale potenzialmente a rischio di evoluzione fibro-sclerotica con recidiva della stenosi, si sconsiglia nei mesi successivi all’intervento ogni possibile azione traumatica sulla regione genito-perineale come l’uso di cicli, motocicli, trattori, cavallo, la prolungata posizione seduta, soprattutto su sedili rigidi e gli sport da contatto che possano causare traumi nella regione interessata; è utile anche seguire delle regole dietetiche (evitare vini bianchi, spumanti, birra, cibi piccanti).

Nei mesi successivi all’uretrotomia, il Paziente dovrà essere sottoposto a periodici controlli per valutare la validità del flusso urinario e dello svuotamento vescicale: uroflussometria (esame non invasivo che permette di osservare il flusso urinario e le sue funzioni durante la minzione) ed ecografia vescicale. Se, sulla base di questi esami, si verifica il dubbio di una recidiva della stenosi uretrale, l’Urologo potrà decidere di approfondire gli accertamenti con un’uretrografia retrograda e minzionale (esame radiologico che utilizza un mezzo di contrasto per la visualizzazione e lo studio del canale uretrale) e un’uretroscopia (esame che utilizza l’uretroscopio, strumento introdotto in uretra).

La chirurgia a cielo aperto (uretroplastica) nelle stenosi dell’uretra anteriore (peniena e bulbare) ottiene risultati positivi a lungo termine nettamente maggiori (90%) rispetto alla uretrotomia interna (30%), Nelle stenosi dell’uretra posteriore (membranosa e prostatica), l’uretrotomia interna fornisce dei risultati migliori rispetto a quella nel tratto uretrale anteriore, ma comunque sempre inferiori alla chirurgia a cielo aperto. L’uretroplastica ha però una maggiore invasività rispetto all’uretrotomia, è più costosa (anche in termini biologici) e presenta una maggiore possibilità di complicanze.