Resezione prostatica transuretrale (T.U.R.P.)

Resezione prostatica transuretrale (T.U.R.P.)

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Resezione prostatica transuretrale (T.U.R.P.)

La prostata è una ghiandola della grandezza di una castagna posizionata sotto la vescica e attorno all’uretra che ha il compito di produrre parte del liquido seminale.
Il suo ingrossamento (ipertrofia, adenomatosi) può determinare una serie di sintomi irritativi (bruciore urinario, aumentata frequenza delle minzioni, minzioni notturne, sanguinamento) e ostruttivi (difficoltà minzionale, diminuzione del flusso urinario, ritenzione d’urina).
Questi disturbi sono molto frequenti nei maschi al di sopra dei 50 anni di età (17-37%)
La resezione transuretrale della prostata (TURP) è un intervento endoscopico (non implica l’incisione della cute) che si propone l’obiettivo di eliminare l’ostacolo determinato dalla prostata allo svuotamento della vescica.
È l’intervento di chirurgia urologica maggiormente praticato nel mondo e anche in Italia; è indicato in caso di ipertrofia prostatica benigna sintomatica o di neoplasia (= formazione di un tessuto che si sostituisce a un tessuto precedente, crescendo in modo diverso da quello fisiologico: la neoplasia può assumere caratteri di benignità o di malignità) prostatica che ostruisca lo svuotamento vescicale ma non sia suscettibile di trattamento radicale.
La resezione endoscopica della prostata consiste nell’asportazione della porzione più interna della ghiandola per via uretrale. Viene utilizzato uno strumento (resettoscopio) che, applicando una particolare energia elettrica, rimuove a “fette” il tessuto prostatico.
La procedura è generalmente eseguita in anestesia loco-regionale o generale. La maggior parte degli interventi dura tra 25 e 60 minuti.
Al termine dell’intervento si posiziona un catetere vescicale “a 3 vie” che, attraverso un’irrigazione continua (a “doppia corrente”), consente il lavaggio della cavità vescicale da sangue ed eventuali coaguli; in alcune situazioni, per aumentare l’effetto emostatico (= arresto del sanguinamento), per qualche ora il catetere viene messo in trazione (= in tensione), affinché il palloncino gonfiato e in tensione aumenti la sua capacità di controllare il sanguinamento post chirurgico in atto; il lavaggio viene sospeso quando le urine sono limpide, in genere in un tempo compreso tra 24 e 48 ore dall’intervento. In assenza di complicazioni, il catetere è rimosso in media dopo 3-4 giorni; la degenza ospedaliera media è di 4-5 giorni

Dopo il ritorno a casa viene suggerito un periodo di convalescenza (ridotto stress fisico, scarsa attività sessuale e/o sportiva, regime alimentare moderato, terapia antisettica urinaria, etc.) e l’astensione dalle normali attività lavorative per un periodo variabile tra i 7 e 21 giorni, in base alle condizioni associate e all’estensione della resezione. Si consiglia di evitare lunghi tragitti in auto e l’uso di cicli e motocicli.
Il primo controllo si effettua entro 30-45 giorni dall’operazione e, in assenza di particolari situazioni cliniche, risulta sufficiente.

Si ricorre alla chirurgia a cielo aperto (ATVB) quando la TURP è controindicata per le eccessive dimensioni (maggiore di 80-100 g) della prostata, per la presenza di voluminosi o diverticoli o calcoli vescicali o a causa di una grave artrosi delle anche che impedisce il posizionamento del Paziente a gambe divaricate, necessario per l’intervento endoscopico.
I risultati dei due interventi sono sovrapponibili in termini di aumento del getto urinario e di riduzione del residuo post minzionale.

Il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna può essere attuato anche con tecniche alternative come incisione transuretrale del collo vescicale (TUIP), chirurgia con laser a olmio, con green light laser o con laser a tullio. Queste tecniche, meno invasive rispetto a TURP e ATVB, non sono indicate per tutti i Pazienti.

La terapia farmacologica è riservata alle forme con sintomatologia lieve o moderata e in assenza di grave ostruzione.

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