– Perché ha scelto la specializzazione in anestesia e rianimazione che, tra l’altro, comporta un lavoro in un ospedale con limiti per la libera professione ?

«Perché è una professione che consente massima autonomia e indipendenza fin dai primi anni di lavoro».

– L’anestesista è paragonabile a un mediano che “tiene assieme” la squadra permettendo al chirurgo-bomber di andare in rete? O anche l’anestesista spesso diventa bomber?

«Nella metafora calcistica secondo me  l’anestesista è il portiere del team; stando dietro agli altri difende la squadra e para tutto quel che arriva».

– Quale è l’elemento fondamentale nel rapporto tra anestesista a paziente?

«Empatia e chiarezza nella comunicazione».

– Ogni anestesista tende a specializzarsi su tecniche particolari. Per esempio le moderne tecniche che consentono la gestione del dolore dopo un intervento chirugico. Lei quali predilige e perché?

«La mia tecnica di analgesia  favorita è la peridurale in tutte le sue declinazioni, anche se ormai datata. Tra le nuove tecniche sicuramente i blocchi di parete ecoguidati e fra questi i TAP block per chirurgia dell’addome e l’ ESP block per la chirurgia della parete toracica».

– Un aneddoto che riassuma la sua esperienza professionale.

«Qualche anno fa, una delle prime volte in cui frequentavo la sala operatoria di Montallegro mi sono trovata in una situazione complessa e ho chiesto aiuto all’anestesista della casa di cura.. mi è venuto incontro per darmi una mano Gian Mazzarello (collega mai incontrato prima) con semplicità, garbo e tanta simpatia. Quel giorno ho deciso che avrebbe dovuto sopportarmi per il resto  della mia carriera…».

– Alcuni pazienti temono di “svegliarsi” durante l’intervento chirurgico: è possibile? Come si evita questo rischio?

«Abbiamo a disposizione sofisticate tecniche di monitoraggio per valutare il livello di profondità di anestesia; leggiamo  sui monitor dei parametri numerici che ci garantiscono istante per istante che il paziente è addormentato; la tecnologia unita all’imprescindibile esperienza dell’operatore rende l’anestesia calibrata e sicura».

– Lei ha un passato in strutture pubbliche, ma ha scelto di entrare in una casa di cura privata. Quale è il progetto che l’ha convinta a fare questo passo?

«Il lavoro privato a differenza del pubblico è meritocratico e selettivo. Basato su qualità ed efficienza, alla continua ricerca dell’eccellenza. Tarato sul rendimento. Produce autostima ed elimina frustrazione».

– A Montallegro il gruppo di anestesisti è considerato un elemento di qualità e di riconoscibilità. Lei come vive questa esperienza?

«La vivo come un privilegio. Come il coronamento del mio progetto dopo tanti anni di impegno».

La scheda di Donatella Giua.

Qui il filmato dell’intervista doppia Donatella Giua-Gianfranco Mazzarello

Scritto da:

Mario Bottaro

Giornalista.