Francesco Berti Riboli è il nuovo vicepresidente della Fondazione Palazzo Ducale. Affianca il nuovo presidente, Beppe Costa. Una carica prestigiosa, appena ratificata, che premia la grande passione di Berti Riboli per l’arte e che sottolinea l’incessante sostegno di Montallegro per le attività culturali cittadine, nel solco di una vocazione sociale nel fare impresa.

– Con quale spirito assume questo incarico dal forte impegno civico?
«Ho accettato questo incarico prestigioso con spirito di servizio e mosso da una grande passione per il mondo della cultura. Quando dico cultura, non intendo né quella pensata esclusivamente per il turista, né troppo “difficile” da comprendere . Piuttosto, a una cultura che faccia star bene chi abita la città e che possa attrarre chi viene a visitare Genova. Palazzo Ducale deve essere il motore di questa attività, anche agevolando la comunicazione fra tutte le realtà culturali (musei, fondazioni liriche, teatri, etc.) che abbiamo in città e che troppo poco si parlano tra di loro».

– Quale ruolo potrà svolgere nel nuovo cda di Fondazione Palazzo Ducale?
«Per prima cosa, mi auguro di poter essere un elemento di armonia tra i soggetti in campo. Poi senz’altro, credo di essere stato scelto per le mia attenzione all’arte del Novecento e all’arte contemporanea, troppo spesso dimenticata in questa città. Penso all’arte figurativa, alla pittura e alla scultura, ma anche alla fotografia, al video, ma anche all’architettura e all’urbanistica dell’ultimo secolo, che vorrei trovasse maggior fruibilità a Palazzo Ducale. Questo mondo in me troverà sempre un alleato e una sponda attenta».

– Palazzo Ducale è il grande motore culturale della città. Come se lo immagina nei prossimi anni?
«Gli anni pandemici e i diversi lockdown hanno spezzato o frammentato la frequentazione di Palazzo Ducale da parte dei genovesi. Dobbiamo riannodare i fili e creare occasioni di fruizione quotidiana. Palazzo Ducale deve ospitare, oltre alle grandi mostre, almeno 365 eventi all’anno: uno al giorno, per essere il centro vitale della cultura cittadina. Per fare questo, dobbiamo riattingere dalla grande stagione del Ducale, portando a Genova mostre di spessore internazionale, almeno due o tre l’anno, che dovranno animare il principale contenitore artistico del Palazzo, ovvero il Piano Nobile e la Cappella del Doge. Ma Palazzo Ducale ha tantissimi altri spazi, dal Sottoporticato alle Cisterne, in grado di ospitare mostre temporanee di livello dedicate alle più svariate forme artistiche.

– Ci sarà spazio anche per la storia della città?
«Per essere centro vitale della città, dovrà anche dare spazio alla sua storia: una storia fatta di uomini, di architettura, di urbanistica, di politica, di sport: così come con “la Storia in piazza” fra le varie iniziative ha sempre fatto. Ma penso anche ad approfondimenti su tematiche in apparenza più leggere: alla grandissima tradizione di comici genovesi che parte da Govi e passando attraverso Villaggio arriva fino ai nostri giorni e va certamente valorizzata. O alla più recente scuola degli scrittori giallisti. Un insieme di storie da portare alla ribalta: solo così Palazzo Ducale può tornare ad essere un grande contenitore culturale. Ci aspettano cinque anni interessanti, sicuramente impegnativi. Serve un direttore d’orchestra valido che sono certo potrà essere la dottoressa Serena Bertolucci».

– Questo nuovo incarico premia anche l’incessante impegno di Montallegro nel sostenere la cultura in città?
«Certamente. Montallegro fa tanto per sé, ma non dimentica mai di restituire al territorio quello che dal territorio riceve. È uno scambio continuo: Montallegro offre competenze, innovazione e tecnologia, ricevendo ogni giorno il gradimento dei pazienti. In questo quadro, il nostro impegno per quello che è cultura in città nasce spontaneo: è una vocazione sociale nel fare impresa, per far crescere il territorio in cui l’impresa opera».

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Redazione