L’urologo Carlo Introini nel corso del 2022 ha organizzato diversi corsi di formazione nello spazio di Montallegro al 23/24 piano di Torre San Vincenzo. Gli abbiamo chiesto come sono andati e quali sono i programmi per il futuro.

– Quali sono stati gli incontri organizzati a TSV70 e con quale soddisfazione?
«Sono stati incontri di formazione di tipo avanzato, dedicati ad approfondimenti di stampo urologico e che hanno impegnato non il singolo chirurgo, ma l’intera equipe, che comprende figure fondamentali come gli anestesisti e gli infermieri di sala operatoria e di reparto. Una multidisciplinareità che è alla base del protocollo ERAS (= Enhanced Recovery After Surgery) che impegna appunto le diverse figure per garantire un recupero ottimale dopo un intervento chirurgico, in particolare se complesso come per esempio una cistectomia radicale con costruzione di una neovescica intestinale».

– Come si svolgono questi corsi?
«Seguono un format stabilito e sono strutturati con un pomeriggio in aula che prevede la discussione interdisciplinare e le diverse relazioni didattiche, con tavole rotonde e il coinvolgimento dei discenti. E una seconda giornata in sala operatoria, nello specifico del Galliera, per la parte più operativa. Il format impone dunque corsi molto ristretti, perché la presenza in sala operatoria prevede la partecipazione quasi attiva dei discenti. Ma in Torre San Vincenzo abbiamo trovato una location straordinaria sotto tutti i punti di vista e incassate le prime esperienze molto positive; stiamo pensando di aumentare il numero dei partecipanti, auspicabilmente con eventi di chirurgia in diretta, altamente qualificanti per chi partecipa anche da remoto».

– Dopo un biennio difficile per gli eventi medici, il 2022 ha riportato la situazione alla normalità. Quanto è stato importante potersi re-incontrare?
«Noi tutti abbiamo – obtorto collo – sperimentato lo smart working. È un’ottima soluzione nel momento in cui non hai altre possibilità, ma l’interattività e la discussione in presenza tra docenti, tra discenti o tra docenti e discenti è tutta un’altra cosa; e il poter tornare a farlo ci ha fatto riassaporare il gusto di cose perdute di cui prima non capivamo a fondo l’importanza».

– Quanto è funzionale per attività divulgative e formative lo spazio di Torre San Vincenzo?
«Credo che obiettivamente non esista altro polo in città con queste caratteristiche. La conformazione e le tecnologie presenti garantiscono il corretto svolgimento dei corsi. È una location che va bene per tutte le stagioni e offre una vista mozzafiato sulla città tanto di sera quanto di giorno, in inverno come in estate. La sua centralità offre la possibilità di raggiungere ristoranti e strutture ricettive a piedi e la prossimità con la stazione ferroviaria è un ulteriore vantaggio».

– Quali sono le tematiche più dibattute nella sua specialità?
«L’urologia è una delle specialità in cui la tecnologia sta avendo maggiori implicazioni. Penso alla chirurgia robotica e all’impiego di numerose fonti di energia laser, dalle meno alle più potenti. Questo fa dell’urologia una delle specialità già pronte a quello che avverrà più avanti con la digitalizzazione della chirurgia generale. La digitalizzazione nei prossimi anni sarà sempre più centrale e l’urologia in questa evoluzione è già in prima linea».

– Ma il medico rimarrà sempre centrale.
«Ovviamente. Eravamo chirurghi quando usavamo chiodi e martello: saremo chirurghi quando la digitalizzazione ci assisterà. Alla base deve esserci sempre il buonsenso, la competenza e l’empatia con il paziente».

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Redazione