Campo XS, un’ex macelleria in piazza del Campo trasformata in un spazio espositivo, è diventata la casa di “Campo Aperto“: un innovativo progetto biennale, sostenuto da Montallegro – insieme a Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Friends of Genoa – che fa dialogare l’arte contemporanea con il terzo settore.
L’obiettivo? Creare connessioni reali, stimolare riflessioni e generare un impatto sociale misurabile, aprendo le porte non solo agli addetti ai lavori, ma a tutta la comunità.

Un anno di arte, tra installazioni e sfilate di quartiere

Il primo ciclo di mostre, avviato a ottobre 2024, ha dimostrato la forza di questo approccio. Otto progetti – selezionati da un comitato tecnico composto da Campo XS, Pinksummer Contemporary Art, Studio Sirotti, il collettivo curatoriale Mixta, la curatrice Anna Daneri e il produttore culturale Carlo Antonelli – hanno animato lo spazio con linguaggi multidisciplinari. Si è partiti con la riflessione filosofica di Maurizio Segato e la sua “La Tana”, un’indagine sullo spazio intimo e sul confine tra sé e l’altro, ispirata da Kafka. Subito dopo, Rebeca Pak, con “From Mouth to Mouth, Body to Body, Hand to Hand”, ha usato gli agrumi come metafora per decostruire la mistificazione del corpo femminile e le narrazioni coloniali.

Il collettivo Death of Master ha invece trasformato i dintorni di Campo XS in un paesaggio performativo, esplorando la presenza dei corpi e la loro capacità di plasmare lo spazio condiviso. La chiusura del primo anno è stata affidata al dirompente progetto “Made in Italy” del duo Drifters. Una vera e propria sfilata di moda in via del Campo, un “(edu)fashion show” di quartiere che ha portato in passerella abiti serigrafati con i dati Istat sulla mascolinità tossica e la criminalità di genere. Un modo diretto e potente per trasformare un capo d’abbigliamento in uno strumento di denuncia e sensibilizzazione, coinvolgendo attivamente sarte, modelli e musicisti della zona.

Non solo mostre: il valore dell’impatto sociale

Ma Campo Aperto non è solo una rassegna d’arte. Uno dei suoi pilastri è la generazione di un valore concreto per la comunità. Grazie alla collaborazione con l’Associazione Consulta Diocesana per le Famiglie onlus, tre giovani care leaver, ragazzi con percorsi familiari complessi alle spalle, sono stati coinvolti attivamente nella gestione delle mostre. Un’esperienza di proto-lavoro che ha permesso loro di sviluppare nuove competenze, rafforzare l’autostima e immaginare un futuro professionale diverso, in un contesto, quello artistico, altrimenti difficilmente accessibile.

L’impatto del progetto viene misurato scientificamente attraverso la metodologia del Ritorno Sociale dell’Investimento (Social ROI), che quantifica i benefici generati per gli stakeholder e la collettività. I visitatori sono invitati a partecipare a questa analisi compilando un breve questionario, contribuendo così a una valutazione oggettiva delle esternalità positive del progetto.

Sguardo al 2026: tra sciamani tech e archeologia

Concluso con successo il primo anno, la programmazione di Campo Aperto riprenderà a ottobre 2025 con un nuovo ciclo di quattro mostre, pronte a esplorare orizzonti inediti. Si comincia con “Tik Tok Chakra, Vlog di uno Sciamano Tech” di Rachele Montoro, un’indagine sul legame tra pratiche di guarigione spirituale e i trend dei social media. Seguirà “Where is everybody” di Stefania Galegati, un progetto che mette a confronto astrofisica, archeologia, arte e filosofia sul modello del Decameron.

Nel 2026 sarà la volta di “Filibloom Splat” di Ermanno Brosio e Andrea Kvas, un’opera a quattro mani che metterà in discussione il concetto di autorialità. Infine, “Tales of Female Beasts” di Hannah Kindler esplorerà la complessità dell’identità femminile attraverso alter ego e avatar, rileggendo la mitologia e la storia dell’arte. Un programma che conferma la vocazione di Campo Aperto: essere una piattaforma di sperimentazione e un punto d’incontro vibrante tra l’arte più innovativa e il tessuto vivo della città.