L’alluce valgo, una tra le più comuni deformità del piede, colpisce prevalentemente le donne e consiste in una deviazione dell’alluce verso le altre dita, associata a una prominenza del margine interno dell’articolazione che può essere dolorosa e infiammata (borsite). Questa patologia è spesso associata al dito a martello (anomalia di forma che impedisce l’estensione del dito) di una o più dita del piede, alterazioni dell’appoggio (sovraccarico metatarsale), con dolore plantare (metatarsalgia).

La cura dell’alluce valgo è chirurgica: le tecniche attuali sono poco invasive, di rapida esecuzione, provocano scarso dolore, garantiscono solitamente una rapida guarigione e consentono un recupero funzionale e il ritorno alle attività quotidiane in tempi contenuti. La finalità dell’intervento chirurgico è di ripristinare una corretta forma del piede, assicurando una correzione stabile e funzionalmente valida del primo raggio (viene così denominato il complesso formato dal primo metatarso e dall’alluce).
L’intervento può essere eseguito in regime di day surgery o con una notte di degenza. Abitualmente viene praticata un’anestesia periferica.

Le tecniche chirurgiche maggiormente utilizzate si basano su osteotomie, cioè sezioni ossee che mirano a riportare la testa del metatarso al centro del fulcro funzionale articolare, permettendo di recuperare un’adeguata funzione della muscolatura dell’alluce (muscoli estensori e flessori).

La tecnica abitualmente applicata consiste in un’<>. Lo spostamento osseo è mantenuto stabile da una vite solitamente in titanio o in materiale riassorbibile (acido polilattico), per consentire un carico immediato. Oltre all’osteotomia metatarsale, in alcuni casi è anche prevista un’osteotomia della falange.

Un’altra tecnica, frequentemente utilizzata, è quella mini invasiva di osteotomia del primo metatarso (intervento di Bosch o PDO e quella simile SERI): l’osteotomia è lineare, eseguita con una fresa o una seghetta e bloccata con un chiodo (filo di K) che esce dall’apice dell’alluce e viene mantenuto in sede per circa un mese.

Spesso è necessario associare altre procedure chirurgiche, come la correzione di uno o più dita a martello e osteotomie metatarsali.
È importante osservare un periodo di riposo con piede in scarico (vale a dire cercando di ridurre al minimo l’appoggio a terra del piede) per qualche giorno; durante questo periodo si può utilizzare un’apposita calzatura per gli spostamenti domestici, evitando di stare a lungo in piedi.
Nei primi 20-30 giorni dall’intervento sarà possibile uscire utilizzando sempre la scarpa post-operatoria che limita il sovraccarico sull’avampiede operato, riducendo il dolore.
In genere si eseguono medicazioni settimanali e alla quarta settimana una radiografia del piede dopo la quale segue la possibilità di camminare senza limitazioni di carico.
La fisioterapia è utile per accelerare il recupero funzionale.
Il recupero completo della funzione motoria avviene dopo circa tre-quattro mesi dall’intervento, anche se molte attività (guidare, andare in bicicletta, etc.) sono già possibili dopo quattro settimane.

Risultati eccellenti (buon risultato estetico e funzionale, Paziente soddisfatto senza riserve) si ottengono nel 60% dei casi; risultati buoni (discreto risultato estetico e funzionale, Paziente soddisfatto con qualche riserva) nel 35%. I risultati non soddisfacenti rappresentano il restante 5%: questi insuccessi sono legati alle caratteristiche intrinseche della malattia. L’alluce valgo, infatti, determina un’alterazione biomeccanica costituzionale di tutto il piede che modifica la funzionalità articolare.
Le alterazioni articolari si sviluppano lentamente negli anni e comportano un’usura della cartilagine e degenerazioni del profilo articolare. L’intervento chirurgico è in grado di compensare questi difetti, ma non di eliminarli.

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