La notte e la cura: storie di Medici di guardia in Montallegro. L’esperienza di Luca Spigno
Dalle guardie di 24 ore all'empatia come dote essenziale: l'evoluzione di una figura chiave in Montallegro
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“Il Medico di guardia è come un ufficiale di picchetto: deve vegliare e dormire, se può“. Questa frase, tratta da un vecchio ordine di servizio degli anni ’60, racchiude l’essenza di una professione fatta di dedizione, responsabilità e costante allerta. Luca Spigno, dal 1994 vice Direttore sanitario di Montallegro e oggi Consigliere di amministrazione, ha vissuto in prima persona l’evoluzione di questa figura, attraversando epoche e cambiamenti radicali nel mondo sanitario.
«Sono entrato in Montallegro il 13 agosto del 1990. Un periodo in cui la figura del Medico di guardia era ancora legata a una concezione quasi “eroica” della professione. I turni erano di 24 (e talvolta più) ore, eredità di un’epoca in cui c’era una legislazione meno stringente sul lavoro rispetto ad adesso». Oggi, invece, «le guardie sono strutturate su tre turni giornalieri, per cui c’è un medico che fa la mattina, uno che fa il pomeriggio e un altro che copre la notte e poi smonta la mattina successiva».
Anche se “alleggerita” nell’impegno, perlomeno a livello di ore/lavoro, “essere” Medico di guardia richiede un’attitudine particolare. Figura cardine nella continuità assistenziale, il Medico di guardia vigila infatti sulla salute dei Pazienti in assenza dei Medici curanti, rapportandosi con loro e con gli altri Specialisti coinvolti. È suo compito valutare le condizioni cliniche e allertare il Medico curante in caso di deviazioni dal decorso previsto. Un ruolo impegnativo, che si basa soprattutto su capacità di osservazione e di diagnosi. Ma quali sono le doti essenziali per un buon Medico di guardia? Spigno non ha dubbi: «Oltre a una buona preparazione generale, è essenziale è l’empatia: una caratteristica fondamentale per entrare immediatamente in sintonia col Paziente, soprattutto in una struttura come Montallegro, dove il rapporto di fiducia con il Medico curante è centrale».
Gli anni ’90 sono anche quelli in cui in Montallegro si assiste a un’altra evoluzione: l’ingresso della prima donna Medico di guardia. “Sono stato proprio io a portarla, alla fine degli anni ’90, perché era una collega della clinica chirurgica» racconta Spigno. Oggi il quadro è profondamente cambiato, e vede le donne in netta maggioranza tra i Medici di guardia della struttura. Un dato che conferma come Montallegro sia sempre stata al passo con i tempi, anche anticipando tendenze che si sarebbero poi consolidate.
Nei suoi 26 anni di guardie mediche – l’ultima per Spigno è stata nel 2016 – non sono mancati aneddoti, anche avventurosi, o al limite dell’incredibile, come quello di un’aggressione subita durante un turno di notte: «’C’è un uomo scalzo che sta correndo in giardino’, mi riferisce al telefono un’infermiera. Esco e vedo un signore in pantaloncini e a piedi scalzi che si rivolge a me in maniera disperata: ‘Aiuto, aiuto, mi vuole uccidere!’. Non faccio a tempo a chiedergli spiegazioni che compare una specie di armadio a quattro ante, che urla al primo: ‘Io ti ammazzo!’. Mi metto in mezzo, ma quello mi minaccia: ‘Togliti perché ammazzo anche te!’, finché, dopo minuti interminabili, è arrivata una volante della polizia. Ci sono voluti tre agenti per bloccarlo e portarlo via».
Gli episodi positivi sono certamente più numerosi. «Non sono mai mancati attestati di stima. Uno di quelli che ricordo con più affetto, è legato a un complimento ricevuto da un Paziente: ‘Lei è il Gullit delle vene!‘, mi disse nel 1996, paragonandomi all’allora fuoriclasse della Sampdoria, squadra per cui tifo».