L’ossigeno-ozonoterapia è un trattamento con azione antinfiammatoria e antidolorifica, indicato per svariate patologie e da alcuni mesi è disponibile in Montallegro nella struttura di OpenMedica. Ne parliamo con Marco Berretti, dottore specializzato in Medicina fisica e riabilitazione e direttore tecnico del centro di Carignano.

– Come funziona l’ossigeno-ozonoterapia?
«È una tecnica nata quasi 100 anni fa, anche se la sua applicazione è più recente e si è ovviamente affinata. Ha una duplice funzione. Da una parte antidolorifica, intervenendo e riducendo le molecole che provocano il dolore. Dall’altra anti-infiammatoria, agendo sulla vascolarizzazione che, in un tessuto infiammato, diventa caotica: l’ossigeno-ozono riesce a riorganizzarla un modo positivo e più armonioso; da non tralasciare anche l’azione antibatterica e antivirale».

– Chi può usufruirne?
«Io mi occupo delle patologie a carico della colonna vertebrale, ma gli utilizzi possono essere svariati. Per esempio nelle patologie vascolari, intestinali ma anche in epatopatie e patologie gastriche».

– Quali sono i suoi vantaggi?
«Sono anni che la utilizzo e ho riscontrato effetti benefici in molte patologie della schiena (dei tratti lombare e cervicale della colonna) e in patologie più complesse, come situazioni di blocco nelle quali non si può intervenire in altra maniera, causate solitamente da importanti protrusioni o da ernie. In particolare, ho notato ottimi risultati a livello lombare e in ogni occasione sia necessario ridurre l’infiammazione delle radici nervose».

– Ha delle controindicazioni?
«Nessuna. È un trattamento sicuro, adatto a tutti e senza effetti collaterali. L’ossigeno ozono-terapia è indicata anche laddove non sia possibile utilizzare altre tecniche o apparecchi per patologie correlate».

– Come si svolge e quanto dura una seduta?
«È molto semplice. Un apparecchio combina ossigeno e ozono a concentrazioni variabili, secondo le patologie per cui andrà impiegato. La somministrazione di questa “miscela” è per via iniettiva intramuscolare para vertebrale. Gli aghi impiegati possono essere molto piccoli, come quelli da insulina, o più lunghi, ma sempre sottili, come quelli di una classica infiltrazione. Il trattamento dura pochi minuti: il fastidio è limitato a un piccolo bruciore che soltanto alcuni pazienti percepiscono per alcuni secondi. Il ciclo prevede almeno cinque sedute, a cadenza settimanale, e può estendersi fino a una decina. Al termine, si procede a una valutazione della risposta del paziente».

– Necessita di particolari preparazioni?
«No. Chiaramente deve essere preceduta da un esame di risonanza magnetica o eventualmente un esame TAC che consenta la diagnosi della patologia e individui l’area sulla quale intervenire».

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