Smart working, cioè lavorare da casa utilizzando un pc o un tablet, didattica a distanza, cioè “stare” in una classe virtuale con il maestro o il professore e i compagni per seguire una lezione attraverso smartphone, tablet o pc. Sono due dei termini più in voga durante il lockdown, la quarantena che ci costringe a stare in casa per il Covid-19. Il che significa, in sostanza, stare davanti a uno schermo molte ore e affaticare la vista. Anzi: molte ore in più di quello che le persone – i giovani in particolare – già dedicano ai rapporti sociali e agli approfondimenti virtuali. Il che è un problema, tanto che si parla di “sindrome da visione al computer” o CVS, acronimo di computer vision syndrome, per indicare il superlavoro per gli occhi davanti agli schermi.

Quali sono gli effetti di questo superlavoro dell’occhio sulla vista? Lo abbiano chiesto al dottor Riccardo Berti Riboli (nella foto),oculista e responsabile della branca specialistica di Oftalmologia in Montallegro.

– Dottore, stare troppo davanti a un computer, a un cellulare a un tablet fa male alla vista?

«È una domanda che ricorre frequentemente nell’ambito di una visita oculistica. E mai come oggi il quesito potrebbe risultare più attuale perché la limitazione agli spostamenti, resa obbligatoria dai principi di prevenzione della pandemia da Coronavirus, ha comportato un maggiore uso di computer e telefonini per lavoro o per socializzazione».

– Quindi il problema esiste davvero?

«La prima considerazione che dobbiamo fare è che i nostri occhi sono strutturalmente “programmati” per osservare oggetti o immagini illuminate da una luce ambientale e non per concentrarsi direttamente su fonti luminose. La struttura dell’occhio che ci permette di catturare le immagini, la retina, funziona a grandi linee come una pellicola fotografica che viene impressionata dalla luce e libera dei segnali elettrici che arrivano alle aree cerebrali della visione. A questo si deve aggiungere l’attività di continua messa a fuoco da parte del cristallino, una delle nostre “lenti” più importanti all’interno dell’occhio. In ultimo, ma non per importanza, vi è la componente legata alla lacrimazione che di norma svolge un ruolo di nutrizione e lubrificazione della cornea, la struttura oculare più esterna e a contatto con aria, polveri e altri agenti potenzialmente inquinanti».

– E davanti a uno schermo illuminato che cosa succede?

«Succede che il lavoro coordinato di tutti questi elementi viene sottoposto a un impegno anomalo e i sintomi quali bruciori, irritazione e affaticamento visivo vengono riscontrati con una aumentata incidenza».

– Quali sono le soluzioni?

«Le soluzioni derivano, come spesso accade, più dal buon senso che dai farmaci. Si deve limitare lo stress visivo imponendosi delle pause nell’applicazione al pc e risulta comunque utile una corretta illuminazione ambientale, situazione non sempre presente nella propria abitazione».

– E dal punto di vista farmacologico?

«L’utilizzo di sostituti del film lacrimale può sicuramente determinare un miglioramento dei sintomi irritativi ma si deve sempre ricordare che questi sono indice di affaticamento e la migliore terapia è il riposo. L’uso di una correzione ottica adeguata, ove sia necessaria, è inoltre fondamentale così come possono essere utili le lenti che operano una filtrazione di alcune radiazioni luminose provenienti dal monitor».

– Gli stessi problemi si verificano stando troppo tempo davanti alla tv?

«A questo proposito e in generale in relazione all’uso eccessivo dei nostri presidi elettronici, mi piace ricordare una frase di Groucho Marx: “Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro”».

Guarda anche il filmato di 30″ del dottor Riccardo Berti Riboli: Personal computer e affaticamento visivo

La foto di apertura è di Concord90 da Pixabay

 

Scritto da:

Mario Bottaro

Giornalista.