L’attrice Alice Arcuri si racconta: “Come ho scoperto di essere celiaca”
Restrizioni alimentari e disciplina: come affrontare una patologia condizionante
storie di salute e di benessere
Per le storie di salute e benessere, abbiamo incontrato a Genova l’attrice di teatro, cinema e televisione Alice Arcuri che ha condiviso con noi il suo percorso attraverso la celiachia. Una condizione che, nel suo caso, è stata diagnosticata in età adulta e ha rappresentato una svolta nella sua percezione del proprio corpo e nella gestione della quotidianità. La sua testimonianza offre uno spaccato importante su come una diagnosi, seppur tardiva, possa portare a una rinnovata consapevolezza e a un approccio più attento alla propria salute.
– Alice, quando ha scoperto di essere celiaca? E come?
«La diagnosi di celiachia è arrivata nel 2024, al termine di un percorso iniziato con la scoperta dell’endometriosi. Durante gli accertamenti per questa patologia, mi hanno suggerito ulteriori indagini gastroenterologiche, dalle quali è emersa la SIBO, un’infiammazione cronica del tenue, spesso correlata all’uso eccessivo di farmaci per la pompa gastrica o alla celiachia. Ulteriori accertamenti hanno poi confermato la diagnosi di celiachia. Ritrovarmi con tre patologie in contemporanea è stato impegnativo, soprattutto per la difficoltà di identificare la causa dei miei disturbi. Una volta compresa la diagnosi, ho iniziato un follow-up di sei mesi al San Martino, che ha portato a un miglioramento della mia condizione fisica».
– Qual è stato l’impatto psicologico?
«Essendo figlia di medici, conosco le statistiche mediche e, considerando le diverse patologie possibili, posso ritenermi fortunata. La celiachia è una condizione di cui si parla sempre più, con una maggiore consapevolezza sociale e una crescente disponibilità di prodotti adatti. Tuttavia, accettare le restrizioni alimentari e la necessità di una costante disciplina richiede tempo. È una patologia che inevitabilmente condiziona la vita».
– Ha scoperto la celiachia in età adulta, ma aveva avuto segnali in precedenza?
«Durante le tournée teatrali, ricordo episodi in cui, dopo aver mangiato pizza e bevuto birra a tarda notte, mi svegliavo con il viso gonfio e un forte malessere. In qualche modo, avevo già iniziato a evitare il glutine spontaneamente. Tuttavia, una cosa è cercare di evitarlo, un’altra è essere consapevoli della contaminazione e della diagnosi formale, arrivata più tardi. Avevo la sensazione che qualcosa non andasse, ma è stata una sorta di “esplosione” nel mio sistema immunitario a portare alla SIBO, che si è rivelata la problematica più seria».
– Quanto è stata debilitante questa condizione anche a livello professionale?
«Molto. Celiachia, SIBO ed endometriosi sono patologie che influenzano profondamente l’alimentazione e causano dolore. È stato difficile distinguere a quale delle tre fosse riconducibile un determinato dolore. Nei momenti acuti, dovevo ricorrere a farmaci antidolorifici. Le sintomatologie potevano essere simili, con fasi di infiammazione intensa che richiedevano l’assunzione di farmaci per poi tornare a una situazione più gestibile».
– Come si può affrontare?
«Un aspetto fondamentale è la consapevolezza del corpo. A venti o trent’anni, forse si ignorano alcuni segnali. Intorno ai quaranta, invece, si sviluppa una diversa consapevolezza corporea: si percepisce che un disturbo non è banale, ma un vero e proprio “messaggio” che richiede attenzione. Questa condizione mi ha portato a un rapporto con il corpo molto più chiaro, profondo e sincero. Per esempio, durante il follow-up non potevo assumere alcolici o caffè. Anche dopo un miglioramento, la mia dottoressa è stata irremovibile. A volte, spiegare agli amici queste restrizioni può essere complicato. Conosco ristoranti affidabili per celiaci e amo cucinare, quindi non è un grosso problema. Essendo anche sportiva, tendo già a evitare alimenti infiammatori per la SIBO, come lo zucchero».
– Come ha vissuto il suo percorso sanitario?
«Nel mio percorso multidisciplinare, sono stata fortunata a incontrare le persone giuste. Ho trovato un gruppo di giovani medici molto competenti che mi hanno seguita con attenzione. Dalla mia gastroenterologa, che mi ha dato precise indicazioni alimentari, sono passata alla dietista e ad altri specialisti per monitorare la mia composizione corporea a livello nutrizionale, dato che ho seguito diete specifiche come la no-fodmap per poi effettuare i test per la celiachia. Mi sono sempre sentita in mani esperte».