Ipertensione: come gestire la terapia in estate
Con l'arrivo del caldo, la terapia per l'ipertensione va modulata per evitare cali di pressione. I consigli dello specialista Gian Paolo Bezante su farmaci, idratazione e stile di vita
Mi dica, dottore
Con l’arrivo della stagione estiva, chi soffre di ipertensione arteriosa deve prestare un’attenzione particolare alla propria salute e alla gestione delle terapie. I cambiamenti nello stile di vita, nell’alimentazione e le stesse condizioni climatiche possono infatti alterare i valori pressori. Ne parliamo con il dottor Gian Paolo Bezante, dirigente medico dell’U.O. Clinica di Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e consulente del Servizio di Cardiologia di Montallegro.
– Dottor Bezante, che legame c’è tra l’arrivo del caldo e la pressione arteriosa? Chi è iperteso deve ricalibrare le proprie abitudini?
«Sì, la stagione calda presuppone una modulazione della terapia antipertensiva, quasi sempre nel senso di una sua riduzione. Il motivo è fisiologico: con il caldo si innescano meccanismi come la vasodilatazione e l’aumento della sudorazione; inoltre, l’alimentazione tende a essere più leggera e meno salata. Di conseguenza, i pazienti che seguono una terapia farmacologica durante la stagione fredda hanno quasi sempre la necessità di ridurla in estate per evitare episodi ipotensivi, ovvero cali eccessivi di pressione. Se un paziente assume la stessa terapia tutto l’anno, si espone a due rischi: a improvvise sincopi (= svenimenti) d’estate, o avere una pressione non controllata in modo ottimale durante l’inverno».
– Quindi è fondamentale adattare le cure seguendo le variazioni stagionali.
«Esattamente. I principi sono quelli che governano un corretto stile di vita: la pressione tende a scendere con la perdita di peso, la riduzione dell’apporto di sale, un’attività fisica regolare e la gestione dello stress. A queste variabili si aggiunge l’impatto della stagionalità. L’inverno è caratterizzato da temperature rigide che portano a vasocostrizione, da un’alimentazione più ricca di sale e spesso da una minore attività fisica. L’estate, al contrario, favorisce naturalmente tutti i meccanismi che portano a una riduzione della pressione».
– Queste modulazioni della terapia possono essere gestite in autonomia dal paziente?
«L’adattamento della cura non deve mai essere un’iniziativa autonoma e quotidiana. Quando le temperature si stabilizzano su livelli elevati, la riduzione della terapia va sempre concordata con il proprio medico e mantenuta per tutto il periodo caldo. Lo stesso deve avvenire al termine dell’estate».
– Quest’anno l’estate è arrivata in modo molto brusco. Questo provoca maggiori criticità?
«Sì, senza dubbio. Il passaggio quasi immediato da temperature rigide a un caldo intenso è una variabile negativa, perché annulla quel periodo di adattamento graduale che le stagioni intermedie garantivano. Inoltre, il caldo improvviso ha un effetto negativo sulla regolazione neurovegetativa del nostro sistema cardiovascolare. Il messaggio per chi soffre di ipertensione è chiaro: in questi periodi di clima “fuori controllo” è fondamentale aumentare l’attenzione alla terapia e al monitoraggio dei propri valori».
– Parlando di buone abitudini, quanto conta una corretta idratazione?
«Mantenere una corretta idratazione è un meccanismo cruciale, soprattutto nel paziente anziano. Durante l’estate, per esempio, è fondamentale valutare con il medico la necessità di ridurre o sospendere temporaneamente le terapie con farmaci diuretici, proprio per non rischiare la disidratazione. Il paziente anziano, in particolare sopra i 75 anni, nella stagione calda diventa a tutti gli effetti un paziente fragile, che richiede un monitoraggio molto più attento e continuo. Gestire la sua pressione in queste condizioni diventa una vera e propria sfida clinica».
– La dieta estiva è più leggera, ma aumentano le occasioni sociali. Quali sono le insidie nascoste a cui prestare attenzione?
«Il sale aggiunto direttamente ai piatti non è l’unico rischio. Bisogna considerare tutti i condimenti pronti, le salse come quella di soia e le varie “salsine” che spesso accompagnano gli stuzzichini di un aperitivo. Questi prodotti sono frequentemente a base di sale e possono determinare un aumento significativo dei valori di pressione. Il controllo sull’introduzione di questi alimenti, spesso percepiti come innocui, diventa quindi importante».