Imaging pediatrico: ecografia, radiografia, RM e TC: parola alla dottoressa Damasio
Dall'ecografia alla gestione sicura di radiologia ed ecografia e TC, fino alle potenzialità della risonanza magnetica. Come l'innovazione tecnologica e l'intelligenza artificiale stanno trasformando la diagnostica per immagini pediatrica
Mi dica, dottore
Montallegro mette a disposizione la sua avanzata strumentazione diagnostica e la competenza dei suoi professionisti anche per la salute dei pazienti pediatrici. Proseguiamo il nostro ciclo di approfondimenti incontrando la dottoressa Maria Beatrice Damasio, Responsabile f.f. dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia dell’IRCCS Gaslini. L’abbiamo intervistata proprio in Montallegro, che ha scelto per la sua attività libero-professionale, per parlare delle specificità della diagnostica per immagini nei bambini.
– Spesso le famiglie non sanno che Montallegro offre anche servizi pediatrici. Quali sono le peculiarità e i vantaggi di svolgere attività di radiologia pediatrica in una struttura come questa?
«Un vantaggio significativo è l’ambiente: per un bambino, trovarsi in un contesto sereno, tranquillo e meno “ospedalizzato” aiuta enormemente la collaborazione durante l’esame. Per gran parte dell’imaging pediatrico, soprattutto l’ecografia che rimane l’esame principe in pediatria, un ambiente accogliente come quello di Montallegro è ideale. A questo, si aggiungono strumentazioni di alto livello e ottimi professionisti».
– Ha definito l’ecografia “la tecnica principe” in radiologia pediatrica. Quali sono i suoi punti di forza per i più piccoli?
«L’ecografia è la tecnica diagnostica di primo livello per eccellenza nel bambino, con applicazioni persino più ampie rispetto all’adulto. Il corpo del bambino è facilmente esplorabile ecograficamente: ha poco tessuto adiposo e meno aria intestinale che possono ostacolare la visione. Usiamo l’ecografia con grande successo anche per valutare piccoli segmenti scheletrici, come le dita o le coste, dove la sua sensibilità può essere superiore persino alla radiografia tradizionale. I suoi vantaggi sono innumerevoli: è un esame facile, ripetibile infinite volte senza rischi, non invasivo e non doloroso. Inoltre, permette un contatto diretto tra il radiologo, il piccolo paziente e la famiglia, creando un rapporto di fiducia importante. È davvero la base di quasi ogni indagine diagnostica in pediatria».
– Molti genitori esprimono preoccupazione per le radiazioni impiegate negli esami come radiografie (RX) e tomografia computerizzata (TC). Come si garantisce la sicurezza e si giustifica l’uso di queste tecniche?
«La preoccupazione è comprensibile e in radiologia pediatrica l’attenzione al controllo della dose è massima, ancora più che nell’adulto, data la maggiore radiosensibilità dei tessuti in crescita. È importante però non demonizzare la radiologia tradizionale. Per dare un’idea, l’esposizione per una comune radiografia del torace è di circa 0,02 millisievert, una dose equivalente a quella che assorbiamo naturalmente in circa due giorni di vita sulla Terra. Sono dosi minime. La TC comporta una dose più significativa – è vero – ma anche qui la tecnologia ci viene in grande aiuto: le nuove apparecchiatura utilizzano protocolli pediatrici dedicati che riducono drasticamente la dose erogata. Il principio fondamentale della radioprotezione resta la giustificazione: un esame che usa radiazioni si esegue solo se è strettamente necessario per ottenere una diagnosi cruciale e se non esistono alternative valide. Si cerca sempre di preferire metodiche non radianti, come l’ecografia o la risonanza magnetica».
– La risonanza magnetica (RM) sta prendendo sempre più campo, ma richiede immobilità, una sfida per i bambini. Come si gestisce?
«È fondamentale spiegare molto bene al bambino cosa succederà. Al Gaslini utilizziamo anche piccoli modelli che aiutano a familiarizzare con la macchina della risonanza. I bambini, se informati, capiscono e collaborano sorprendentemente bene, spesso più degli adulti. Il problema dell’immobilità esiste, soprattutto per esami lunghi nei bambini sotto i cinque anni, dove a volte è necessaria una sedazione. Dai cinque anni in su, invece, con le giuste spiegazioni, la collaborazione è ottima, anche per la somministrazione del mezzo di contrasto. C’è infine da considerare un dato interessante: non ho mai incontrato un bambino claustrofobico!»
– Montallegro si è dotata recentemente di una nuova risonanza magnetica ad alto campo. Può essere utile anche per i pazienti pediatrici?
«Assolutamente sì. È una macchina di altissima qualità, davvero performante. L’ho già utilizzata per applicazioni muscoloscheletriche con ottimi risultati e sono convinta che sia eccellente anche per altri distretti in ambito pediatrico, come l’addome. Le sequenze sono più veloci rispetto a macchine meno recenti: il che significa esami più brevi e quindi una maggiore probabilità di ottenere la collaborazione del bambino senza sedazione. L’unico aspetto da curare è la formazione specifica del personale tecnico, che deve essere abituato a interagire e gestire i piccoli pazienti; ma le potenzialità diagnostiche sono indubbie, specialmente per tutta la parte muscolo-scheletrica».
– Quali innovazioni stanno cambiando la radiologia pediatrica in termini di accuratezza, rapidità e minore invasività?
«L’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante. Gli ecografi di alta fascia oggi permettono un’ecografia multiparametrica: non valutiamo più solo la morfologia degli organi, ma possiamo ottenere dati quantitativi, come la misurazione del grasso nel fegato, l’elasticità dei tessuti (elastografia), lo spessore delle pareti vasali. L’ecografia è diventata uno strumento molto sofisticato. La TC, grazie a nuovi algoritmi e hardware, consente di lavorare a dosi bassissime. La risonanza magnetica beneficia di protocolli sempre più veloci e ottimizzati, anche grazie all’intelligenza artificiale, che migliorano la qualità delle immagini riducendo i tempi d’esame».
Ha menzionato l’intelligenza artificiale (IA). Che ruolo prevede avrà in futuro nella vostra disciplina?
«Prevedo impatti profondi a vari livelli. Dal punto di vista tecnologico, l’IA è già fondamentale nell’ottimizzazione dei protocolli – per esempio in RM – per velocizzare le sequenze e migliorare il “rapporto segnale/rumore”. Per quanto riguarda l’interpretazione delle immagini, vedo l’IA come un prezioso supporto, quasi un “collega virtuale” seduto al nostro fianco che può evidenziare reperti, suggerire diagnosi differenziali, aiutare a quantificare parametri. Ovviamente, la decisione finale e la responsabilità rimangono e rimarranno del radiologo: ma sarà un aiuto potentissimo».
– Lei frequenta Montallegro come libera professionista da quasi tre anni. Come sta evolvendo la relazione interdisciplinare con gli altri professionisti della struttura?
«La comunicazione tra professionisti è cruciale, specialmente tra noi radiologi e i clinici. È fondamentale che il clinico ci fornisca il quesito diagnostico preciso – “Cosa sto cercando? Di cosa hai bisogno?” – e che ci sia un dialogo per capire quale sia l’esame migliore o cosa possiamo offrire con le nostre metodiche. In Montallegro questa rete si sta formando. Come in tutte le cose nuove, richiede tempo per consolidarsi e creare quei legami multidisciplinari solidi che sono essenziali, soprattutto quando si tratta della salute dei bambini».