Gli ambiti d’intervento del cardiologo interventista
Gabriele Crimi, cardiologo interventista e docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Genova, ci spiega quando e perché rivolgersi a un cardiologo interventista
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Un tempo, molte patologie cardiache richiedevano complessi interventi di cardiochirurgia. Oggi, grazie all’evoluzione delle tecniche e dei materiali, un numero crescente di queste problematiche può essere risolto con approcci mininvasivi. Figura chiave di questa rivoluzione è il cardiologo interventista, uno specialista di cui Gabriele Crimi, docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Genova, spiega i principali campi d’azione.
«Gli ambiti di intervento di questa disciplina sono vasti e si possono raggruppare in tre categorie principali. La prima, e storica, riguarda il trattamento delle coronarie. Attraverso l’uso di cateteri, palloncini e stent, il cardiologo interventista è in grado di dilatare le ostruzioni che causano l’angina pectoris o, nei casi più acuti, di riaprire un vaso occluso durante un infarto, una procedura letteralmente salvavita.
Una seconda area di grande sviluppo è quella relativa alle patologie valvolari, con un’attenzione particolare alla stenosi aortica. Oggi, in molti pazienti, è possibile impiantare una nuova valvola senza aprire il torace. Questa procedura, nota come TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation), prevede l’inserimento della protesi valvolare tramite un catetere, solitamente passando da un’arteria dell’arto inferiore, il tutto in anestesia locale.
Infine, la cardiologia interventista svolge un ruolo cruciale nella prevenzione dell’ictus. Nei pazienti giovani colpiti da un evento cerebrovascolare di cui non si trova la causa, si può intervenire chiudendo il forame ovale pervio, una comunicazione anomala tra gli atri del cuore che rappresenta un importante fattore di rischio. Per i pazienti con fibrillazione atriale e controindicazioni alla terapia anticoagulante (problemi di sanguinamento), si può invece optare per la chiusura dell’auricola sinistra, una piccola appendice dell’atrio dove si formano i coaguli responsabili dell’ictus».
Il successo di queste procedure complesse è strettamente legato alla precisione della diagnosi. Per questo, conclude Crimi, «è fondamentale avere a disposizione tecnologie di alto livello. Strutture come Montallegro dispongono di un ampio ventaglio di strumenti per l’identificazione precoce di patologie coronariche e valvolari, tra cui ecografi di ultima generazione, una nuova risonanza magnetica e una TAC molto performante».