Seconda parte dell’intervista (qui la prima parte) a Giuseppe Canavese e Stefano Spinaci, specialisti in chirurgia senologica. Con loro affrontiamo le innovazioni nella specializzazione, in particolare il sempre più rilevante ruolo della genetica, ma anche alcune curiosità fuori sala operatoria.

– Quale sarà l’innovazione che si attende a breve nel suo lavoro e che cosa comporterà?

Canavese «Una sempre più approfondita conoscenza di una mappa di mutazioni genetiche che ci porterà, come detto, prima a una personalizzazione del trattamento».

Spinaci «La terapia genica sarà il futuro della medicina e della chirurgia: modificherà completamente l’approccio terapeutico; l’unica cosa che mai cambierà sarà l’attenzione per il paziente».

– Ricorda un caso che ha segnato la sua attività?

Canavese «Quando appena laureato ho lavorato come interno straniero all’ Istituto Gustave Roussy di Parigi. Ero seguito passo passo nella chirurgia senologica e anche in altri tipi di chirurgia dal prof. Lacour e dal dott. Petit, allora giovane chirurgo che si occupava già di chirurgia plastica. Mi ricordo ancora in modo ben nitido che dopo un intervento di mastectomia avevo fatto una sutura non perfetta, lasciando a uno dei due margini della cicatrice una, non estetica, orecchia di cute (dog ear). Quando il giorno dopo i miei tutor se ne sono accorti, sono stato invitato a presentarmi alla paziente, a scusarmi e a riportarla in sala operatoria per rimediare all’inestetismo. Questo mi ha insegnato prima di tutto il massimo rispetto per le pazienti e la massima precisione nella chirurgia in ogni fase dell’intervento».

Spinaci «Ogni paziente lascia qualcosa al chirurgo cambiandolo, anche in modo impercettibile».

– Pratica o ha praticato qualche sport? Quale?

Canavese «Tanto tempo fa il calcio e il tennis».

Spinaci «Tengo molto all’attività fisica costante e regolare, il mio vero unico hobby è l’automobilismo sportivo, correndo in competizioni per piloti non professionisti».

– Ha un hobby o appartiene alla categoria di professionisti che come hobby hanno il lavoro?

Canavese «Ahimè, faccio parte di quella categoria che ha il lavoro come hobby».

– A che cosa ha rinunciato per la professione o per un intervento urgente (un viaggio, un incontro, una festa, una vacanza)?

Canavese «Tante forse troppe volte a viaggi che mi portassero troppo lontano dal posto di lavoro e che non mi permettessero di tornare in tempo in caso di necessità».

Spinaci «Viaggi, cene, sport, week-end; come tutti i Colleghi, ho rinunciato molto spesso a momenti di svago per servire il mio lavoro. L’ho fatto, lo faccio e lo farò fino a che ne sarò capace».

– Cosa pensa la sua famiglia (quella che ha formato) del suo impegno?

Canavese «C’è molto rispetto per il mio lavoro, ma non vedono l’ora che io vada, a tutti gli effetti, in pensione e dedichi tutto il tempo a loro».

Spinaci «La famiglia tarda un po’ ad arrivare perché il tempo a disposizione è davvero molto poco… sono certo che quando sarà il suo momento… arriverà!»

Giuseppe Canavese e Antonio Spinaci: intervista doppia (prima parte)

La scheda di Giuseppe Canavese
La scheda di Stefano Spinaci

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