La spesa sanitaria nazionale ammonta oggi a oltre 160 miliardi di euro annui e ¼ (40 miliardi) di questi sono classificabili come “out of pocket” (OOP) cioè spesi “di tasca del cittadino”. Di questi, una parte è sostenuta grazie all’intermediazione da parte di Casse, Fondi di assistenza sanitaria integrativa, Società di mutuo soccorso e Compagnie di assicurazione in strutture ambulatoriali e di ricovero e cura. Nonostante questa quota sia in continua crescita e il privato rappresenti ormai un tassello essenziale per la salute dei cittadini, si registra ancora una diffidenza atavica verso il comparto privato che non permette alla sanità tutta di rispondere ai bisogni di salute e alle attese dei cittadini, in costante espansione.

Di queste temi si è discusso lo scorso 22 febbraio a Milano durante il convegno “Contribuenti e consumatori: quale futuro per la sanità italiana – i 10 anni dell’Osservatorio dei Consumi Privati in Sanità” organizzato dalla Bocconi. La giornata, articolata in momenti di approfondimento politico e tecnico, ha previsto anche la condivisione di diverse esperienze raccolte in alcune tavole rotonde, a una delle quali ha partecipato Francesco Berti Riboli, coordinatore della commissione nazionale Aiop Sanità integrativa, nonché ad di Montallegro.

«Abbiamo bisogno di un patto per la salute del paziente e per la salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che deve poter concentrare i propri sforzi nel garantire emergenza e cure ad alto impatto di spesa. Al settore privato – accreditato e autorizzato – va invece riconosciuto il proprio ruolo, anche nei sistemi di finanziamenti. Occorre un’energica revisione del SSN, al quale il sistema privato accreditato garantisce da tempo qualità e certezza di spesa a fronte di alti volumi anche nell’alta complessità, peraltro a tariffe ferme da 20 anni. Il sistema privato autorizzato non accreditato può garantire la quasi totalità della diagnostica a tariffe adeguate, in tempi e modalità idonee. Analogamente può completare l’offerta del SSN a chi abbia coperture integrative dirette» ha evidenziato Francesco Berti Riboli, andando a delineare uno scenario futuro che potrebbe – e dovrebbe – ispirarsi al modello francese, dove il ricorso a sistemi di finanziamento sanitario privato è incentivato a livello datoriale.

«Magari approfittando di una buona parte del taglio del cuneo fiscale. Occorre però che il pubblico riconosca e incorpori ciò che avviene al di fuori dei propri confini. Oggi noi privati autorizzati abbiamo difficoltà persino a essere inclusi nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)» ha continuato Francesco Berti Riboli, che ha concluso l’intervento rammentando il rischio di banalizzare i consumi sanitari. «La salute non ha prezzo ma ha un costo. Certamente sono da evitare tariffe troppo alte, ma è fondamentale diffidare da chi asseconda la richiesta di tariffe eccessivamente esigue offrendo prestazioni a basso costo, banalizzando di fatto l’atto assistenziale e non investendo in tecnologia e in protagonisti dell’assistenza. Da qualche parte c’è un problema, magari sulla pelle del paziente».

La giornata ha visto anche la partecipazione di Barbara Cittadini, presidente Aiop (leggi articolo AIOP) che ha colto l’occasione per evidenziare le principali problematiche del settore, ma anche per ribadire alcune delle attività condotte dalla commissione nazionale Aiop Sanità integrativa guidata da Francesco Berti Riboli. Come l’azione alla revisione dell’IVA sulle prestazioni e la creazione dell’Osservatorio Sanità Integrativa (OSI) che ha permesso di analizzare i fatturati degli erogatori e dei costi per i pazienti, solventi o assicurati e di classificare le attività di ricovero attraverso una rilevazione di quasi 90.000 casi nel triennio 2019-2021.

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