Come prepararsi all’esame urodinamico
L'esame urodinamico spiegato passo passo: indicazioni, procedura e consigli pratici dello specialista in Urologia, dottor Giorgio Canepa
Mi dica, dottore
L’esame urodinamico rappresenta uno strumento diagnostico fondamentale per lo studio completo e approfondito della funzionalità del basso tratto urinario (vescica e uretra), nelle sue fasi di riempimento e svuotamento. Sebbene la necessità di cateterizzazione lo possa far percepire come “invasivo”, nella pratica clinica risulta ben tollerato ed eseguibile in regime ambulatoriale. Per rispondere alle domande più comuni di chi deve sottoporsi a questo esame, abbiamo interpellato il dottor Giorgio Canepa, specialista in Urologia, che ha scelto Montallegro per la propria attività di libera professione.
– Dottor Canepa, come funziona l’esame urodinamico?
«L’esame prevede l’inserimento di un sottile catetere in vescica e di una piccola sonda a livello rettale. Attraverso il catetere, la vescica viene riempita gradualmente con una soluzione fisiologica. Il paziente è sveglio e collaborante, e deve riferire le sensazioni percepite durante il riempimento. Contemporaneamente, un computer registra le pressioni all’interno della vescica correlate a queste sensazioni. Durante questo processo, valutiamo la “compliance” vescicale, ossia la capacità della vescica di adattarsi al riempimento senza contrazioni anomale o aumenti precoci della pressione».
– Come si svolge nella pratica?
«Dopo una prima fase, chiamata uroflussometria, in cui il paziente urina spontaneamente per misurare il flusso, si procede con l’inserimento dei cateteri. Il paziente può essere in piedi o seduto su una comoda speciale, sotto la quale si trova un recipiente collegato a una sorta di bilancia che misura il volume e la velocità dell’urina espulsa durante la fase di svuotamento. L’obiettivo è registrare le pressioni vescicali e addominali (tramite la sonda rettale) durante il riempimento e lo svuotamento, cercando di riprodurre il più fedelmente possibile le condizioni e le manifestazioni urinarie abituali del paziente».
– Perché si usa una sonda rettale?
«La sua funzione è fondamentale: misura la pressione addominale. Poiché ogni colpo di tosse, respiro o movimento aumenta la pressione nell’addome, questa si trasmette anche alla vescica. La macchina sottrae automaticamente la pressione addominale da quella vescicale, fornendo una traccia pulita che rappresenta la pressione generata esclusivamente dal muscolo vescicale. Questo permette un’interpretazione accurata, distinguendo le contrazioni vescicali reali da artefatti dovuti ai movimenti o agli sforzi».
– È necessaria una preparazione specifica per l’esame?
«È importante avere un esame delle urine recente con urinocoltura per assicurarsi che le urine siano sterili. Se è presente un’infezione urinaria cronica, l’esame può essere eseguito sotto copertura antibiotica per prevenire peggioramenti. Inoltre, poiché la prima parte dell’esame (flussometria) richiede una minzione spontanea, chiediamo al paziente di bere circa mezzo litro d’acqua nell’ora precedente l’esame, così da avere la vescica sufficientemente piena per urinare almeno 150 millilitri, volume minimo per una valutazione attendibile».
– Bisogna sospendere l’assunzione di farmaci prima dell’esame?
«Di norma, non si richiede alcuna modifica della terapia farmacologica, perché l’obiettivo è valutare la funzionalità urinaria nelle condizioni abituali del paziente, quindi è importante che continui ad assumere le terapie consuete, siano esse per la pressione o per altre condizioni. Alcuni farmaci specifici, per esempio per la prostata, potrebbero influenzare l’esame, ma interromperli significherebbe non osservare la situazione reale e quotidiana del paziente».
– L’esame è considerato invasivo. È doloroso?
«No, non è doloroso, né particolarmente fastidioso se eseguito correttamente. Il catetere vescicale è molto sottile. Anche la sonda rettale è minuscola, del calibro di un capello».
– Quanto dura mediamente l’esame?
«La fase iniziale di uroflussometria dura il tempo di una normale minzione. Il posizionamento dei cateteri, il riempimento e lo svuotamento controllato richiedono circa dieci minuti. L’intera procedura può durare complessivamente fino a un’ora».
– Dopo l’esame si possono riprendere subito le normali attività?
«Assolutamente sì. Sebbene definito “invasivo” per l’introduzione di strumenti, questi seguono vie naturali senza causare traumi. A volte può esserci una lieve irritazione temporanea della mucosa uretrale o vescicale, ma i pazienti riprendono le loro attività quotidiane immediatamente e senza problemi».
– I risultati sono disponibili immediatamente?
«Sì, i risultati vengono refertati subito. L’esame è in “presa diretta”: l’operatore osserva, interpreta, interagisce con il paziente e adatta l’esame in base a ciò che emerge. Alla fine, si ha un quadro chiaro della situazione, potendo distinguere, per esempio, tra un problema di ostruzione dovuto a ipertrofia prostatica (alta pressione vescicale con basso flusso urinario) e un deficit di contrazione del muscolo vescicale».
– Di quale strumentazione è dotata Montallegro?
«Montallegro dispone di una macchina di ultima generazione, tra le più moderne disponibili. Esistono anche sistemi che usano l’aria anziché l’acqua, ma personalmente ritengo il metodo tradizionale con soluzione fisiologica più adeguato, perché l’acqua, essendo incomprimibile, trasmette fedelmente la pressione della vescica».