La complessità di un evento di chirurgia in diretta. Il confronto tra due grandi chirurghi plasticiGiorgio Botti e Francesco Bernardini – impegnati in quattro diversi interventi dedicati allo sguardo. Tutto è filato senza intoppi, né tecnici né medici, con ritmi “televisivi”. Merito di un’organizzazione accurata, messa a punto dallo staff di Montallegro, nonostante si trattasse per la struttura di una prima assoluta. Abbiamo chiesto ai protagonisti di raccontarci le loro emozioni e di svelarci qualche “dietro le quinte”.

Edoardo Raposio: «È stato un evento dal grande valore didattico»

moderatore e direttore Cattedra Chirurgia Plastica UNIGE

– Quali sono state le difficoltà nel coordinare e moderare un evento di questa complessità?
«Nessuna difficoltà, è stato solo un piacere istruttivo. Si è visto il grandissimo lavoro alle spalle, perché tutti i collegamenti, tecnici e a distanza, hanno funzionato benissimo. Io ho solo usufruito del piacere di assistere all’evento, incontrare tanti amici, conoscerne dei nuovi e scoprire la sede TSV70, veramente notevole».

– Cosa è emerso dal confronto tra Botti e Bernardini?
«Abbiamo avuto la possibilità di assistere ad approcci differenti, anche se molto codificati, per cui il valore didattico di ambedue le esperienze è stato lineare e ben compreso da tutti. Le domande sono state pochissime, non perché non ci fosse interesse, ma proprio perché era tutto estremamente chiaro. La diversità dei quattro interventi a cui abbiamo assistito ci ha permesso di vedere differenti tecniche impiegate, ma anche un diverso approccio dovuto alle esperienze personali dei due chirurghi, che sono al top a livello nazionale».

Riccardo Berti Riboli: «Semplificare i passaggi più complessi è il dono dei grandi chirurghi»

Comitato scientifico Villa Montallegro, voce narrante dalle sale operatorie

– Quali sono state le sensazioni vissute in sala operatoria?
«Sensazioni molto belle, come professionista e come chirurgo. Un po’ un ritorno al passato, perché quando mi sono specializzato ci insegnavano anche questa chirurgia, seppur in maniera diversa rispetto a quella attuale, per tecniche, strumenti e materiali a disposizione. Ho avuto il piacere e l’emozione di commentare passaggi chirurgici in mano a professionisti, stelle di prima grandezza, con la paura di dire sempre una parola di troppo. A volte meglio tacere e lasciar parlare loro».

– Osservati da vicino, quali sono i punti di forza di questi due chirurghi affermati?
«Innanzitutto la capacità didattica. Conosco da tanti anni Francesco Bernardini e sentirlo parlare mentre opera è come sfogliare un libro di anatomia, con passaggi perfettamente delineati. Giovanni Botti, egualmente, ha la capacità di esprimere una chirurgia di altissimo livello, estremamente pulita. Alle volte, si dice in gergo, sembra quasi che operi su un modello plastico e non su un essere umano, con una precisione nei passaggi assolutamente piacevole da vedere, e comprensibile anche per i non addetti ai lavori. Ed entrambi hanno la capacità di semplificare anche i passaggi più complessi. Umanamente parlando, sono due splendide persone, capaci di rapportarsi col paziente. È un aspetto da sottolineare. Noi pensiamo sempre da chirurghi, ma sotto lo strumentario guidato dalle nostre mani, c’è un essere umano che si affida a noi, con le sue emozioni e incertezze».

Luca Spigno: «Peccato per l’assenza di alcuni chirurghi genovesi»

Comitato Scientifico Villa Montallegro

– Qual è il bilancio dell’evento, rispetto alle attese?
«È stato un evento molto interessante, estremamente ben condotto in sala operatoria e in aula, apprezzato da tutti i discenti. Se devo fare un appunto, mi spiace che ci fossero pochi chirurghi genovesi. Considerata la qualità dell’evento, di primissimo livello, sia per i nomi dei chirurghi, sia per il suo svolgimento tecnico, è stato un peccato. D’altra parte però, la presenza di chirurghi da tutta Italia è stata molto significativa».

Luca Cevasco: «Lavorare in diretta richiede assoluta perfezione»

anestesista (in sala con Francesco Bernardini)

– Quali sensazioni ha vissuto in sala chirurgica? Anche a livello empatico?
«Collaboro da anni con Bernardini, fin da subito si è creata un’ottima intesa professionale e umana, utile a ridurre la tensione di un lavoro così duro. Per me non è stata la prima assoluta in fatto di chirurgia in diretta, ma sicuramente c’è più tensione, perché a porte aperte occorre che tutto sia perfetto. I margini di sicurezza sono molto elevati, ma l’imprevisto può sempre capitare. Fortunatamente non è capitato».

Donatella Giua: «I grandi chirurghi hanno modi semplici»

anestesista (in sala con Giovanni Botti)

– Quali sensazioni ha vissuto in sala chirurgica? Anche a livello empatico?
«Conoscevo il mitico Giovanni Botti, solo di fama, un personaggio leggendario. Ho lavorato con lui come avessimo sempre lavorato insieme. Gentile, educatissimo, i ferri chirurgici un prolungamento della sua mano. Un’artista della chirurgia. Ancora una volta la dimostrazione che i grandi uomini hanno modi semplici».

Stefania Traverso: «È stato un evento didattico e formativo anche per noi strumentisti»

capo sala blocco operatorio Montallegro (in sala con Giovanni Botti)

– Quali sensazioni ha vissuto in sala chirurgica? Anche a livello empatico?
«Nonostante fosse la prima volta che lavoravo con lui e fosse un intervento con una nuova tecnica, ci siamo trovati in perfetta armonia. Devo dire che è stato molto bravo Riccardo Berti Riboli nel ruolo di commentatore, che ha facilitato l’insieme dell’evento. È stato un evento didattico e formativo anche per noi strumentisti».

Cinzia Gasparini: «Un’équipe serena e coordinata facilita il lavoro»

strumentista (ha coadiuvato Francesco Bernardini)

– Quali sensazioni ha vissuto in sala chirurgica? Anche a livello empatico?
«Lavoro da oltre un anno con Bernardini, quindi c’è già un ottimo feeling lavorativo. Anche l’organizzazione è stata perfetta, le telecamere non hanno mai invaso gli spazi di lavoro e non c’è stato alcun problema. Credo che a livello empatico, trovarsi con un’équipe serena e coordinata, sia qualcosa di molto utile in sala operatoria, per lavorare con maggiore tranquillità e sicurezza».

Rinaldo Ronco: «Ecco come abbiamo organizzato la parte tecnica»

responsabile IIT Montallegro

– Quali sono state le difficoltà tecniche e organizzative della giornata?
«La principale difficoltà è stata combinare le esigenze del service audio e video con le nostre infrastrutture e il nostro sistema di trasmissione dati, cercando di prevedere e prevenire eventuali criticità».

– Quali sono stati i mezzi tecnici impiegati?
«In totale gli operatori tecnici erano sei, suddivisi fra le due sale operatorie e la regia. Abbiamo impiegato due telecamere fisse, una endoscopica e una mobile, e microfonato i chirurghi. I chirurghi avevano a disposizione un monitor dove potevano vedere quanto trasmesso e osservare anche il campo operatorio dell’altra sala. Il tutto con combinazione di immagini a richiesta del chirurgo».

– Ci sono stati degli inconvenienti, il proverbiale “bello della diretta”?
«Il giorno della diretta abbiamo verificato il funzionamento di un monitor di una delle sale, che sarebbe servito al chirurgo per seguire la diretta, e c’è stato un momento di panico perché sembrava che il video dell’endoscopio non arrivasse. Però tutto si è risolto nel giro di qualche minuto».

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Redazione