Seconda parte dell’intervista (qui la prima parte) ad Antonio Fibbi e Franco Ameli, medici otorinolaringoiatri, ai quali abbiamo chiesto quali sono state le figure più rilevanti nel loro percorso di crescita e il valore del confronto in ambito medico.

– Quali sono le persone che le hanno dato di più in termini di esperienza trasmessa?

Antonio Fibbi «All’inizio degli anni ’70 il prof. Giuseppe Borasi era stato incaricato dalla Associazione degli Otologi Ospedalieri Italiani (AOOI) di redigere la Relazione ufficiale al Congresso nazionale. Il tema della relazione era quanto mai vasto: la lingua e il pavimento orale. Io ho avuto l’incarico di facilitare i contatti tra il Professore e i relatori che egli aveva chiamato a collaborare alla redazione della relazione. All’epoca non c’era internet, non c’erano le mail; c’era l’austerity con le conseguenti difficoltà negli spostamenti. Mi sono spostato da Genova alle principali istituzioni ospedaliere e gli Istituti di ricerca in Italia e ho avuto contatti con i maggiori cultori italiani della materia nel nome del prof. Borasi e dei suoi collaboratori genovesi. Ho corretto le bozze in tipografia, ho presentato il menabò ai diversi relatori per l’approvazione definitiva prima della stampa. Presentato dal prof. Borasi ho potuto conoscere e frequentare il reparto Otorino dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano diretto dal prof. Catania e successivamente dal dott. Molinari, il prof. Carlo Nervi dell’Istituto dei tumori Regina Elena di Roma e alcuni direttori di Clinica universitaria e primari di Otorinolaringoiatria italiani. Questi contatti diretti e lo stimolo incessante del prof. Borasi a implementare la conoscenza hanno fatto sì che la mia formazione professionale fosse indirizzata alla oncologia del distretto otorinolaringoiatrico».

– Cosa è riuscito a carpire da persone di maggiore esperienza?

Antonio Fibbi «All’inizio della mia esperienza professionale ho potuto frequentare le più importanti istituzioni di otorinolaringoiatria in Italia, apprendere e condividere esperienze chirurgiche, seguire corsi formativi di oncologia, radioterapia e chirurgia oncologica otorinolaringoiatrica. Molti anni dopo, la collaborazione e gli insegnamenti del prof. Marco Benazzo mi hanno consentito di eseguire – con i miei collaboratori del reparto di Otorinolaringoiatria a Savona – interventi di resezione e ricostruzione della lingua, della mandibola, del pavimento orale, della faringe e della laringe, utilizzando lembi rivascolarizzati miocutanei e compositi osteomiocutanei, in grado di garantire un recupero funzionale ed estetico dopo le demolizioni necessarie a curare le neoplasie del distretto cervico facciale. Di grandissima importanza sono stati anche l’incontro e l’amicizia con il dott. Rosario La Rosa, allievo del prof. Sulsenti di Bologna, massimo cultore italiano di rinochirurgia. Dallo scambio culturale, tecnico e scientifico con Rosario La Rosa sono originate esperienze professionali interessantissime: la redazione di una relazione scientifica ufficiale al Congresso nazionale dell’Associazione degli Otologi Ospedalieri Italiani, la redazione di un Trattato di tecnica chirurgica rinologica, oltre all’organizzazione di corsi formativi con chirurgia dal vivo in Italia e all’estero. L’incontro e l’amicizia con il prof. Paolo Castelnuovo, Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università di Varese, mi ha consentito di apprendere le nuove tecniche di chirurgia funzionale endoscopica del naso e dei seni paranasali, che sono la maggiore evoluzione tecnica della rinochirurgia degli ultimi anni. Enrique Perello, Direttore della Clinica Otorinolaringoiatria dell’Università della Valle d’Hebron a Barcellona, conosciuto quando era ancora allievo del prof. Quesada, a buon diritto è il collega e l’amico che ha avuto l’impatto più grande nella mia vita professionale in età matura, introducendomi alla diagnosi e al trattamento dei disturbi respiratori del sonno negli anni ’90. La resezione parziale dell’ugola, del palato molle e delle tonsille – ideata dal prof. Quesada e fatta conoscere in tutto il mondo da Enrique Perello, grande chirurgo e grandissimo comunicatore – ha avuto un’importanza notevolissima nella mia evoluzione professionale e scientifica. Ho avuto la fortuna di vivere una esperienza professionale, di ricerca scientifica, di divulgazione e di didattica su un argomento totalmente nuovo nella specialità otorinolaringoiatrica in collaborazione con neurologi, pneumologi, medici specializzati in medicina del sonno, odontoiatri e chirurghi maxillo facciali e ovviamente otorinolaringoiatri. Con il prof. Claudio Vicini e con altri cultori italiani e stranieri dei disturbi respiratori del sonno ho condiviso la responsabilità organizzare corsi formativi in Italia e all’estero e anche di scrivere le prime linee guida italiane di roncochirurgia».

– Cosa pensa di aver insegnato in questi anni di professione?

Franco Ameli «Personalmente ho ricevuto molti preziosi e indispensabili insegnamenti da alcuni miei primari e molti altri ne avrei voluti ricevere; pertanto non appena mi è stato possibile ho cercato di condividere il mio sapere con chi ne aveva bisogno».

– Cosa trova di positivo nel confrontarsi con colleghi, in particolare se più giovani?

Franco Ameli «Il confronto è uno stimolo e un accrescimento reciproco, sempre, con qualsiasi collega. Con i più giovani il rapporto è molto genuino, senza competizione né pregiudizi, pertanto ancora più stimolante e costruttivo».

– Cosa caratterizzava la sua specialità (diagnostica per immagini per inquadramento patologia, tecnologia chirurgica) quando ha iniziato?

Franco Ameli «Ho iniziato in un momento in cui la medicina era ancora molto speculativa e le abilità cliniche erano poco supportate dalla tecnologia. Il banale esame clinico visivo dell’intera via aerea superiore era comunque una piccola sfida».

Antonio Fibbi e Franco Ameli: l’intervista doppia (prima parte)

La scheda di Antonio Fibbi
La scheda di Franco Ameli

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