La vittoria di Robert Kubica alla 24 Ore di Le Mans, conquistata oggi – domenica 15 giugno – al volante della Ferrari 499P, è di per sé straordinaria. Ma è molto di più di un semplice successo sportivo. Perché la storia del pilota polacco è un esempio unico di resilienza, determinazione e di eccellenza medica che ha radici profonde in Liguria e che ha visto anche Montallegro come uno dei centri medici della sua rinascita. Per capire la portata di questo trionfo, bisogna riavvolgere il nastro di tredici anni, a quel drammatico 6 febbraio 2011.

Durante il Rally Ronde di Andora, nel comune di Testico, la Skoda Fabia di Robert Kubica, allora pilota di punta in Formula 1, esce di strada. La dinamica è terribile: il guard-rail cede, penetra nell’abitacolo e travolge il pilota. Le conseguenze sono devastanti: frattura alla gamba destra, emorragia interna e, soprattutto, lesioni gravissime al braccio, alla spalla e alla mano destra. Ricoverato d’urgenza all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, Kubica arriva, come racconterà lui stesso anni dopo, con appena un litro e mezzo di sangue in corpo. Si sente “vivo per miracolo“.

L’équipe guidata da Mario Igor Rossello, primario di Chirurgia della mano, compie un primo, straordinario intervento di sette ore per salvargli l’arto e la vita. A questa operazione ne seguono altre due, sempre al Santa Corona, per stabilizzare le fratture alla gamba e al braccio. La carriera in Formula 1 sembra finita, la sfida ora è recuperare una funzionalità di base.

È qui che inizia la seconda fase del percorso, quella che porta Robert Kubica a Genova, in Montallegro. Mario Igor Rossello continua a seguire il pilota, costruendo con lui un rapporto che va oltre quello tra medico e paziente. «Nei mesi successivi ho rivisto Kubica decine di volte», racconta il chirurgo, «e per altre tre volte l’ho operato alla mano in Montallegro. Si è trattato di interventi di microchirurgia per recuperare la vascolarizzazione, la funzionalità dei nervi, la sensibilità».

La fiducia e la tenacia pagano. Kubica non solo recupera l’uso dell’arto, ma torna a guidare. Prima nei rally, dove nel 2013 vince il campionato mondiale WRC2, dimostrando un recupero che ha del miracoloso. Poi, il sogno che sembrava impossibile si avvera: nel 2018, a otto anni dall’ultima volta, torna in Formula 1.

«Sento la gioia e la responsabilità di avere eseguito l’intervento di recupero e ricostruzione dell’arto che era stato quasi amputato», commentò allora il professor Rossello. «Non avrebbe mai potuto pensare di prendere in mano il volante di una Formula 1 se non avesse avuto la piena funzionalità dell’arto».

Un legame profondo, quello tra i due, cementato da stima e gratitudine. «Mi lega a lui un rapporto bellissimo», conferma Rossello. «Conservo tanti bei ricordi di quel periodo, come l’invito a Barcellona per le sessioni di prova con l’Alfa Romeo: ci ha fatto conoscere il team e ci ha portato in giro per il circuito. Un momento davvero emozionante è stato vedere un enorme striscione con il mio viso, esposto dai tifosi polacchi con la scritta “Grazie dottor Rossello“».

Il successo alla 24 Ore di Le Mans, condiviso con i compagni di squadra Ye Yifei e Phil Hanson, rappresenta un altro prestigioso capitolo di una carriera tornata ai massimi livelli contro ogni pronostico. Un trionfo che è il giusto premio alla straordinaria forza di volontà del pilota polacco.

A Robert le congratulazioni da tutta Montallegro.

© foto di apertura: MarcelX42 – Wikipedia