Ortopedia pediatrica: lo specialista risponde
Piede piatto, morbo di Osgood-Schlatter, scoliosi e cifosi: lo specialista Mauro Di Stadio, professore in Chirurgia Pediatrica Podologica, risponde alle domande più frequenti
Mi dica, dottore
Secondo appuntamento con Mauro Di Stadio, (qui la prima parte dell’intervista) professore in Chirurgia Pediatrica Podologica per il corso di Laurea in Podologia dell’Università di Genova e titolare di Incarico di Alta Specializzazione in “Trattamento delle deformità del piede” presso l’IRCCS G. Gaslini di Genova. Lo abbiamo incontrato in Montallegro, struttura che da anni ha scelto per la sua attività chirurgica di libera professione, per rispondere ad alcune delle domande più frequenti di genitori e pazienti.
– Nei bambini che hanno iniziato a camminare, quali sono le problematiche ortopediche più comuni a cui i genitori dovrebbero prestare attenzione?
«Le alterazioni della deambulazione, dell’appoggio del piede e dell’allineamento degli arti inferiori sono molto frequenti. Il piede piatto ne è un esempio. È importante ricordare che il piede piatto rappresenta una normale fase dello sviluppo fino ai quattro anni. Se persiste oltre questa età, si può intervenire, al fine di favorire il normale sviluppo dei rapporti articolari del retropiede, attraverso l’uso di plantari e, soprattutto, con la chinesiterapia, ovvero esercizi semplici mirati a sviluppare la muscolatura intrinseca ed estrinseca del piede. In presenza di un abbassamento dell’arco longitudinale mediale e di una persistente pronazione durante la deambulazione, è necessario un monitoraggio clinico iniziale, seguito da un trattamento conservativo che può essere efficace fino agli otto-nove anni. Dopo questa età, si tende a sospendere il trattamento e ad adottare un approccio di osservazione e attesa. Se la condizione dovesse causare dolore e/o limitazioni funzionali, si valutano altre opzioni terapeutiche, chiaramente più invasive, che variano in base all’età del paziente, all’entità e alle caratteristiche del quadro clinico e al grado di riducibilità della deformità».
– Alcuni bambini e adolescenti che praticano sport possono sviluppare problematiche al ginocchio, come il morbo di Osgood-Schlatter. Di cosa si tratta e come viene trattato?
«Il morbo di Osgood-Schlatter è un’osteocondrosi (processo di tipo infiammatorio-degenerativo a carico del nucleo di accrescimento, esclusivo quindi dell’età evolutiva) dell’apofisi tibiale anteriore ovvero della zona di inserzione del tendine rotuleo sulla tibia. Le ripetute trazioni che si realizzano in questa area soprattutto nei soggetti che praticano sport in cui gli arti inferiori sono particolarmente sollecitati, possono determinare uno stato di sofferenza della stessa. Nonostante il dolore e il gonfiore che possono manifestarsi, si tratta di una patologia che, in quella sede, non lascia alcun reliquato e che ha una prognosi favorevole e come tale non deve destare alcuna preoccupazione da parte dei genitori.
– Riguardo a possibili problematiche della colonna vertebrale durante la crescita, quando è il momento per i genitori di allertarsi?
«Per quanto riguarda le deviazioni della colonna vertebrale, come la scoliosi o la cifosi, il periodo in cui dobbiamo porre maggiore attenzione è la fase prepuberale. Nelle ragazze, il periodo più critico è l’anno precedente e successivo alla comparsa delle prime mestruazioni, mentre nei ragazzi coincide con il passaggio alla fase adolescenziale. Questo naturalmente vale per le forme idiopatiche, per le scoliosi secondarie a malformazioni – come la presenza di emispondili – o ad altre cause genetiche o neurologiche, il quadro clinico si manifesta più precocemente».
– Qual è il suo rapporto con Montallegro e perché ha scelto di collaborare con questa struttura?
«In realtà mi lega a Montallegro un rapporto di lunga data, risalente a vari decenni fa, quando affiancavo il mio Direttore di allora, il prof. Ernesto Agrifoglio, in diversi interventi. Montallegro ha sempre goduto un’ottima reputazione e offre servizi complementari molto utili per la mia attività, come la radiologia, la fisioterapia e con la possibilità di collaborare con altre figure pediatriche e non solo. La sua posizione è poi facilmente raggiungibile e rappresenta indubbiamente una sede adatta e rassicurante per i bambini e le loro famiglie».