Elettrostimolazione neuromuscolare

Elettrostimolazione neuromuscolare

Tecnica impiegata da molti anni a scopo clinico riabilitativo, ma anche in nel mondo del fitness o dello sport oltre alla medicina estetica. È stata sperimentata e utilizzata prima, con grande successo, come terapia riabilitativa in ortopedia per il recupero del trofismo muscolare (indica la grandezza del muscolo) nelle persone che avevano subito interventi chirurgici agli arti inferiori; successivamente si è sviluppata la sua applicazione anche in campo sportivo ed estetico. Oggi molti atleti a livello professionistico se ne avvalgono inserendo questa pratica nelle loro sedute settimanali di allenamento. Sfrutta la proprietà eccito-motoria di alcuni tipi di correnti quando attraversano un muscolo, fenomeno che venne osservato già nel 1790 da Galvani.
Applicando un impulso elettrico alla placca motrice del muscolo interessato si ottiene la contrazione di un muscolo o di un gruppo muscolare; questo avviene dunque con un meccanismo indipendente dalla volontà che invece attiverebbe la contrazione successivamente a un impulso che, a partenza dal cervello e attraverso il midollo spinale e la fibra motrice, giunge al muscolo.
Per far nascere un impulso nervoso o una contrazione muscolare è sufficiente applicare una rapida variazione di corrente, affinché si induca una “depolarizzazione di membrana” sia nel nervo sia nel muscolo da questo innervato.
Bisogna prestare attenzione alla modalità di erogazione dello stimolo elettrico perché se viene emesso con un’intensità di stimolazione che cresce troppo lentamente (pendenza dell’impulso), non si riuscirà a produrre alcune depolarizzazione (in questo caso si parla di fenomeno di “accomodazione”).
Il muscolo denervato ha tuttavia un tempo massimo di crescita della corrente molto più lungo rispetto a un muscolo normo-innervato e, di conseguenza, andrà sempre stimolato con impulsi a pendenza progressiva.
L’elettrostimolazione neuromuscolare è caratterizzata dall’utilizzo di diverse tipologie di correnti:

  • faradiche (utilizzate prevalentemente per la stimolazione eccitomotoria di gruppi muscolari normoinnervati);
  • rettangolari (si tratta di correnti utilizzate su muscoli completamente denervati);
  • esponenziali (utilizzo su componenti muscolari parzialmente denervate);
  • interferenziali (hanno la loro indicazione principale per la stimolazione di muscoli normoinnervati profondi, riuscendo a simulare la tetanizzazione asincrona fisiologica della muscolatura stessa).

Indicazioni cliniche al trattamento:

  • ipotrofia/ipostenia muscolare da non uso (conseguente a traumatismi, patologie reumatico-degenerative, patologie a carico del sistema nervoso centrale e periferico).

Controindicazioni:

  • pace maker cardiaco;
  • stimolazione di muscoli con parziale o totale denervazione (solo nel caso di utilizzo di correnti faradiche).

Effetti collaterali:

  • accumulo di acido lattico;
  • effetti elettropolari a livello cellulare.