L’esame dell’antigene prostatico specifico, noto con la sigla PSA, è uno degli strumenti diagnostici più diffusi per monitorare la salute della prostata. Spesso, però, un risultato alterato genera immediata preoccupazione nel paziente che tende ad associarlo automaticamente a una diagnosi di tumore. Sebbene il PSA sia un indicatore preziosissimo, la realtà clinica è più complessa e richiede un’interpretazione attenta. Facciamo chiarezza con Luca Nanni, responsabile Unità Operativa Medicina di Laboratorio dell’IRCCS Policlinico San Martino, che abbiamo incontrato in Montallegro.

– Cos’è il PSA?
«Il PSA è una glicoproteina – quindi una proteina che ha dei residui di zucchero al suo interno – prodotta dalle cellule epiteliali della prostata. Ha una funzione anche lubrificante, ma principalmente si trova nel sangue: noi lo utilizziamo per determinare e monitorare la salute della prostata. Mi spiego meglio: non si deve associare automaticamente il test del PSA a un tumore della prostata. Il PSA può essere alto anche in altre condizioni».

– Quali sono queste altre condizioni che possono alterare il valore del PSA?
«Altre condizioni possono essere l’attività sessuale, l’attività sportiva, lunghi giri in bicicletta e manovre urologiche di valutazione della dimensione prostatica o di endoscopia del tratto terminale dell’apparato digerente. Principalmente, però, il PSA si rileva alto nelle prostatiti (ossia infiammazioni della prostata), oppure in quelle che sono le patologie neoplastiche, sia benigne sia maligne, della prostata».

– Come si misura oggi questo valore e qual è la sua importanza diagnostica?
«Noi lo identifichiamo con un test immunometrico ad alta sensibilità. È un test che ormai è arrivato alla quarta generazione; riusciamo quindi a essere sempre più sensibili e specifici con un valore molto importante per la diagnosi delle malattie della prostata. La valutazione del PSA – associata alle indagini cliniche dell’urologo e, se serve, a indagini dí diagnostica per immagini (ecografia per via trans rettale o RM multiparametrica) – permette di definire in maniera molto precisa un’eventuale patologia neoplastica, sia essa benigna o maligna».