Seconda parte dell’intervista (qui la prima parte) a Ferdinando Priano e Fabrizio Grilli, specialisti in Ortopedia e Traumatologia, ai quali abbiamo chiesto come sta evolvendo la loro specialità e alcuni episodi salienti della loro carriera professionale.

– Cosa caratterizzava la sua specialità (diagnostica per immagini per inquadramento patologia, tecnologia chirurgica) quando ha iniziato?

Ferdinando Priano «Negli anni ’70 l’Ortopedia era chirurgia ablativa, tantissimi gessi, sblocco di rigidità articolari e riposo a letto del paziente, a volte anche per mesi. Notti e giorni di guardia senza recuperi e senza ritorno a casa, con picchi di fatica fisica notevole. Allora la diagnosi ortopedica era praticamente solo clinica e chi aveva una mentalità intuitiva prevaleva nel centrare la diagnosi. Era fondamentale il briefing mattutino nel quale erano impostate le linee guida giornaliere di terapia. In questa fase era imperante il sistema verticistico per cui quello che decideva il Direttore era legge! E poi la traumatologia, molto diversa da quella di oggi, molto legata alla forza e alla manualità».

– Come è cambiata la sua professione da quando lei ha iniziato la sua attività?

Ferdinando Priano «Dagli anni ’80-’90 c’è stato un cambiamento epocale della nostra attività chirurgica; sostanzialmente una premessa a quelle che poi divennero le super specialità. Mi spiego: nasceva la chirurgia settoriale, fatta con più precisione e manualità. Nasceva la chirurgia della mano, del piede, della spalla, dello sport etc. Si è iniziato ad avvalersi di strumentari dedicati, come l’artroscopio, le frese endomidollari, le guide vertebrali e gli strumentari specifici e di precisione. Questo ha portato progressivamente a scardinare il sistema verticistico ospedaliero pubblico creando grandi spazi alla chirurgia privata, dove poi sono confluito agli albori degli anni 2000 e dove sono arrivati molti chirurghi della mia generazione».

Fabrizio Grilli «A mio giudizio è cambiata molto la professione dell’ortopedico. Oggi si tende a occuparsi principalmente solo di un determinato tipo di chirurgica e quindi ci sono ortopedici che si occupano solo di chirurgia protesica, altri solo di chirurgia artroscopica, altri ancora di chirurgia della mano etc.; nel passato invece l’ortopedico sapeva fare un po’ di tutto».

– Quale è il futuro della sua specializzazione? Quali sono i trend che trasformeranno il suo lavoro e quali elementi resteranno immutati?

Ferdinando Priano «Saremo sempre più dominatori di macchine intelligenti quali i robot, i laser, le tecniche chirurgiche informatiche, di sostanze chimiche, farmaci, device terapeutici e altro. E lo saremo da dominatori o… dominati».

Fabrizio Grilli «Il futuro è verso una chirurgia robotica. In ambito ortopedico siamo all’inizio della chirurgia robotica, quindi potremmo dire in una fase preistorica, che nei prossimi anni avrà un importante sviluppo. Alcuni elementi resteranno immutati: lo studio, la conoscenza, l’esperienza e le capacità chirurgiche, tutti fattori indispensabili che una macchina non potrà sostituire».

– Quale sarà l’innovazione che si attende a breve nel suo lavoro e che cosa comporterà?

Ferdinando Priano «Abbiamo già una serie di supporti innovativi al nostro lavoro che però a mio modo di vedere sono ancora “in itinere” e che, completati, faranno diventare uguale il lavoro di tutti i chirurghi. Sparirà completamente il “digitus doctus” del chirurgo luminare. Sarà sostituito dal joystick».

Fabrizio Grilli «Oggi l’innovazione nella chirurgia protesica è rappresentata dall’informatica, dalla robotica e dal “fast track”. L’informatica: oggi vi sono una serie di applicazioni atte a migliorare la comunicazione tra paziente e chirurgo prima e dopo l’operazione di protesi di ginocchio e anca. L’utilizzo del robot permette di ridurre gli errori di posizionamento della protesi, le conseguenti complicanze, il dolore e i tempi di recupero. Il percorso “fast track” nella chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio vede coinvolti un team di specialisti che hanno l’obiettivo di ridurre fortemente l’impatto clinico chirurgico e il dolore post operatorio e agevolare la mobilizzazione immediata, in modo da permettere al paziente la ripresa della funzionalità degli arti in tempi rapidi».

– Ricorda un caso che ha segnato la sua attività?

Ferdinando Priano «Non ci può essere nella testa di un chirurgo un caso che diventa indimenticabile, ci sono una miriade di fotografie più o meno scolorite di volti, di cognomi, di parti di corpo che fluttuano nella sezione ricordi del nostro cervello».

Fabrizio Grilli «Sì, più di un caso, perché sono quelli che mi hanno segnato e insegnato e aiutato molto nella mia professione, in particolare quei pazienti che hanno avuto complicanze importanti».

La scheda di Ferdinando Priano
La scheda di Fabrizio Grilli

Scritto da:

Redazione