Due volte campionessa europea nei 400, capace di vincere 12 medaglie internazionali prima con Cuba (dove è nata il 12 luglio 1983) e poi con l’Italia (da quando, nel 2006, ha ottenuto la nazionalità sposandosi con Silvio Scaffetti). È diventata popolarissima dopo il trionfo a giugno nella 4×400 ai Giochi del Mediterraneo con una staffetta italiana che più multiculturale non si può: oltre a lei, Maria Benedicta Chigbolu (romana di padre nigeriano), Ayomide Folorunso (nata in Nigeria, italiana fin da bambina) e Raphaela Lukudo (nata in Italia da genitori sudanesi).

Lei è un punto di riferimento per molte giovani e adesso, con Tokyo 2020 nel mirino, si candida a diventare un esempio di longevità. Libania Grenot avrà 37 anni in Giappone, ci arriverà dopo essere passata per l’importantissimo test iridato di Doha 2019. La “panterita” parla del suo comportamento a tavola e del valore di una buona alimentazione in relazione alla prestazione agonistica. Mangiare rispettando gli orari dei pasti e nelle giuste quantità la aiuta a crescere anche sotto il punto di vista professionale.

Libania, quale è il suo rapporto con il cibo?

«Sono una persona golosa e ci ho messo anni a imparare ad alimentarmi da atleta professionista. Cosa mangiare, quanto e quando per un atleta non è mai un dettaglio. Il periodo più difficile è quello agonistico: noi atleti viaggiamo in tutto il mondo, partecipando a manifestazioni che si svolgono nei cinque continenti».

Che tipo di vita fa una quattrocentista?
«È una vita itinerante di corsa fra aeroporti e piste di atletica, in cui cambiamo spesso fuso orario ma più spesso ancora alimentazione. Adattarsi alle diverse cucine e abitudini, mantenendo però una dieta per quanto possibile corretta, diventa così una questione di sopravvivenza».

Quando ha capito di essere in grado di coniugare alimentazione e prestazione?
«Gli anni trascorsi in Florida con il mio coach Loren Seagrave, che considero quasi un padre, mi hanno letteralmente trasformata. Ho imparato a essere un’atleta professionista a tutto tondo mettendo le basi per l’oro europeo di Zurigo. Ora so gestire ogni piccolo dettaglio – il cibo, il riposo, il sonno, la concentrazione – con serenità, e prima delle gare riesco anche a mangiare e dormire bene, cosa che prima mi era impossibile a causa della grande agitazione».

– Adesso fa più attenzione agli orari dei pasti?

«Si, serve disciplina anche in questo campo. Spesso mi capita di dover mettere fretta a qualche giornalista per andare a mangiare un piatto di riso in bianco, oppure, dopo un turno di gare serale, tornare di corsa in hotel prima che chiuda la cucina. Devo rispettare orari precisi o il mio corpo non sarà quell’ingranaggio perfetto che mi serve per domare i 400 metri ed essere fra le migliori al mondo».

Scritto da:

Michele Corti

Michele Corti, presidente dei giornalisti sportivi liguri, direttore dell’Agenzia di stampa LiguriaSport, telecronista e corrispondente di Sport Mediaset, 19 anni fa ha ideato e promosso il progetto Stelle nello Sport.