L’ABCDE dei nei e le buone prassi
L'oncologa Paola Queirolo spiega come riconoscere le lesioni a rischio e l'importanza di affidarsi a un controllo specialistico
Mi dica, dottore
La prevenzione del melanoma passa non solo da una buona prevenzione primaria, ovvero attenzione agli stili di vita che possono favorire l’insorgere di questa patologia, come un’errata esposizione al sole, ma anche da una necessaria prevenzione secondaria, che si esplicita in un corretto controllo della propria pelle e dei nei. Ma come distinguere una lesione innocua da una potenzialmente pericolosa? E qual è il ruolo delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale? Lo abbiamo chiesto all’oncologa Paola Queirolo, tra i massimi specialisti in Italia per i melanomi e i tumori cutanei, che ha scelto Montallegro per la sua attività di consulenza specialistica.
– Si parla spesso di auto-monitoraggio dei nei. È davvero così importante?
«Francamente, credo che l’auto-monitoraggio rischi di generare più ansia che benefici. Un conto è essere consapevoli del proprio corpo e notare se compaiono nuovi nei o se quelli esistenti cambiano in modo evidente. Altra cosa è pretendere che un paziente possa fare una diagnosi. Il controllo della cute è un atto medico. È lo specialista che, dopo una visita accurata, stabilisce se ci sono lesioni da attenzionare e definisce la frequenza dei controlli futuri, che sia tra un anno o due».
– Quali sono allora le caratteristiche che devono allarmare e spingere a un controllo medico?
«La regola di riferimento è ancora quella dell’ABCDE. A sta per Asimmetria: se dividendo il neo a metà le due parti non sono speculari, è un primo segnale. B per Bordi: se sono irregolari o frastagliati. C per Colore: se non è omogeneo ma presenta sfumature diverse, dal marroncino al bluastro o rossastro. D per Dimensione: se supera i 6 millimetri. E per Evoluzione: un neo che cresce o cambia forma e colore in età adulta è sempre un campanello d’allarme, a differenza di quanto accade nei bambini e adolescenti, in cui i nei crescono insieme al corpo. A questo si aggiunge un altro criterio clinico fondamentale: il “brutto anatroccolo” (Ugly Duckling sign). Durante un esame completo della cute, il neo che al colpo d’occhio risulta diverso da tutti gli altri è spesso quello più sospetto».

Paola Queirolo
– Quando è consigliabile fare il primo controllo della cute e con quale periodicità?
«Una prima visita può essere considerata già a partire dall’adolescenza. Sarà poi lo specialista a decidere la strategia di controllo personalizzata, sulla base delle caratteristiche individuali del paziente – come il fototipo, la presenza di molti nei, la familiarità per tumori cutanei – e delle sue abitudini di vita. Non per tutti sono necessari controlli frequenti; la frequenza la stabilisce il medico».
– L’intelligenza artificiale (AI) sta entrando in molti campi della medicina. Può aiutare anche nel controllo dei nei?
«Assolutamente sì. L’intelligenza artificiale è già oggi un aiuto preziosissimo per il clinico. Analizzando le immagini dermoscopiche e confrontandole con database enormi di lesioni già diagnosticate, può fornire una stima della probabilità che un neo sia benigno o maligno, affinando la capacità diagnostica. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’AI è uno strumento di supporto: non può e non deve sostituire il giudizio finale del medico, che integra l’informazione tecnologica con la storia clinica e l’esame obiettivo del paziente per decidere, per esempio, se asportare una lesione».
– Esistono anche molte app per smartphone che promettono una diagnosi fotografando un neo. Sono affidabili?
«Possono essere uno strumento utile se usate con intelligenza, come un primo stimolo a consultare un medico. Il pericolo è affidarsi al 100% al loro verdetto. Non possono dare una diagnosi certa, spesso commettono errori e le informazioni che forniscono devono essere sempre interpretate e validate da uno specialista. Non sostituiscono in alcun modo una visita medica».
– Dopo l’estate, ci sono dei segni particolari sulla pelle a cui prestare attenzione?
«Certo. Le scottature solari possono stimolare la comparsa di nuovi nei. L’insorgenza di nuove lesioni pigmentate dopo un’intensa esposizione al sole è sicuramente un campanello d’allarme importante, che dovrebbe spingere a prenotare un controllo della cute da uno specialista. È una regola semplice ma fondamentale per una diagnosi precoce».