Insufficienza venosa arti inferiori: cos’è e come si cura
L'importanza della diagnosi clinica e dell'ecocolordoppler per definire il trattamento più adeguato, conservativo o chirurgico
Cuore al centroNews
L’insufficienza venosa degli arti inferiori è una condizione molto diffusa, che può manifestarsi con un semplice senso di pesantezza alle gambe fino a degenerare in problematiche più severe. Giuseppe Baldino, chirurgo vascolare presso l’IRCCS Policlinico San Martino che ha scelto Villa Montallegro per la libera professione, illustra il percorso dalla diagnosi alla cura.
Il primo passo è riconoscere la patologia e i suoi segnali. «L’insufficienza venosa è una difficoltà del sangue a tornare al cuore, spesso per un malfunzionamento delle valvole venose. Si manifesta inizialmente con sintomi lievi come senso di peso, crampi notturni o dilatazione dei capillari, per poi evolvere nelle forme più avanzate con vene varicose, edema e alterazioni cutanee quali eczemi e ulcere».
Una volta identificati i sintomi, la diagnosi corretta è fondamentale per stabilire il percorso terapeutico. «La valutazione è essenzialmente clinica, ma l’ecocolordoppler risulta cruciale per decidere la terapia. Per le forme lievi, l’approccio è conservativo e si basa soprattutto sulla modifica dello stile di vita, andando a ridurre il peso, incrementando il movimento con attività come la camminata e il nuoto, usando calze elastiche per supportare il ritorno venoso e, talvolta, assumendo farmaci per ridurre i sintomi».
Quando ciò non basta, le soluzioni sono moderne e poco invasive. «Nelle forme avanzate si ricorre alla chirurgia» conclude lo specialista. «Oggi le tecniche sono mini-invasive e ambulatoriali. La vecchia safenectomia è stata soppiantata da procedure di obliterazione della safena, eseguite in anestesia locale con una semplice puntura ecoguidata».