Cuore e infezioni: i rischi delle malattie virali e batteriche
Dal Covid alla tonsillite: il parere dell'infettivologo sui rischi cardiaci legati alle infezioni più comuni
Cuore al centro
Quando pensiamo alle infezioni, virali o batteriche, la nostra attenzione si concentra spesso sui sintomi più evidenti come febbre, tosse o mal di gola. Tuttavia, alcuni di questi agenti patogeni possono avere conseguenze serie e talvolta durature sul cuore, agendo con meccanismi diretti o innescando risposte anomale del nostro sistema immunitario. Ne parliamo con Giovanni Cassola – specialista in Malattie infettive e in Malattie dell’apparato digerente, già Direttore della S.C. di Malattie infettive dell’E.O. Ospedali Galliera di Genova – che abbiamo incontrato in Montallegro che ha scelto come sede per la sua attività in libera professione.
«Numerosi agenti virali possono raggiungere il tessuto miocardico e pericardico. Il danno può essere provocato dall’azione citopatica diretta del virus, come osservato nelle infezioni da Influenza o SARS-CoV-2, oppure da meccanismi immunomediati, dove è la risposta immunitaria dell’organismo a danneggiare le cellule cardiache. Chiaramente, il quadro clinico è più severo nei pazienti immunocompromessi o con cardiopatie preesistenti. La gestione è complessa, poiché per la maggior parte dei virus non disponiamo di terapie eziologiche specifiche, ma solo di trattamenti sintomatici e di supporto».
Il panorama non è meno preoccupante per le infezioni di origine batterica, che possono colpire il cuore con modalità altrettanto insidiose.
«Anche i batteri rappresentano una minaccia cardiologica rilevante. L’esempio emblematico di danno diretto è l’endocardite batterica: in corso di batteriemia (ossia la presenza di batteri nel flusso sanguigno), i microrganismi possono colonizzare le strutture endocardiche, in particolare le valvole cardiache anatomicamente alterate o protesiche. In questi casi, la terapia antibiotica mirata è fondamentale, ma talvolta non risolutiva, rendendo necessario l’intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare».
Oltre all’attacco diretto, esiste un’altra modalità di danno cardiaco di origine batterica, mediata dalla risposta del nostro stesso sistema immunitario.
«Un classico esempio di danno indiretto è la malattia reumatica, una complicanza post-infettiva da streptococcus pyogenes (streptococco beta-emolitico). Questa patologia innesca una reazione autoimmune che può portare a un’infiammazione generalizzata delle strutture cardiache (pancardite). L’esito può essere un danno valvolare permanente, o valvulopatia, soprattutto a carico della mitrale. Questa condizione cronica non solo predispone a future endocarditi, ma può evolvere verso uno scompenso cardiaco che richiede un complesso management cardiologico e, non di rado, chirurgico».