Con l’arrivo della bella stagione, il desiderio di godersi il sole si fa più intenso. Tuttavia, un’esposizione non corretta può trasformare un piacere in un rischio per la salute della nostra pelle. Saper scegliere e, soprattutto, saper utilizzare i prodotti solari è il primo passo per una protezione efficace. Spesso, però, abitudini sbagliate e false credenze compromettono la nostra sicurezza. Ne parliamo con il professor Francesco Drago, dermatologo, già direttore del centro malattie a trasmissione sessuale e infezioni cutanee della clinica dermatologica dell’IRCCS Policlinico San Martino di Genova, che ha scelto Villa Montallegro per la sua attività in libera professione.

– Professore, qual è l’errore più banale e frequente che vede commettere quando si applica la crema solare?
«L’errore fondamentale, evidenziato da numerosi studi, riguarda sia il “quando” sia il “quanto”. Molti applicano la crema all’ultimo momento, già sotto il sole. Invece, andrebbe stesa almeno 30 minuti prima dell’esposizione, idealmente a casa, per dare ai filtri il tempo di creare un film protettivo uniforme. In secondo luogo, la quantità di prodotto utilizzata è quasi sempre insufficiente. L’obiettivo scientificamente validato è di 2 milligrammi di crema per centimetro quadrato di pelle, una dose che nella pratica non viene quasi mai raggiunta. Per ovviare a questo, si consiglia una doppia applicazione: una prima a casa e una seconda appena arrivati in spiaggia. Anche così, gli studi dimostrano che si fa fatica a raggiungere la quantità ideale. Questo significa che dobbiamo essere generosi e assicurarci di creare uno strato visibile e continuo di prodotto, senza dimenticare di riapplicarlo ogni 2-3 ore».

Francesco Drago

– Molti si fidano dell’indicazione “water resistant”. È corretto?
«Quella delle creme “water resistant” è spesso una strategia commerciale. Tecnicamente, un prodotto si definisce tale se mantiene oltre il 50% della sua efficacia dopo due immersioni di 20 minuti. In realtà, non esiste ancora un prodotto che mantenga pienamente queste promesse. Pertanto, è assolutamente consigliabile riapplicare la crema dopo ogni bagno, stendendo uno strato generoso per assicurare un film protettivo continuo».

– Un errore comune è pensare che la crema solare sia un lasciapassare per un’esposizione prolungata.
«Esattamente. Le creme solari non devono essere intese come un’autorizzazione a rimanere al sole per ore. Il loro scopo è diminuire il rischio di eritemi, ustioni e, soprattutto, i danni a lungo termine, come il fotoinvecchiamento e le neoplasie cutanee. Non dimentichiamo che le radiazioni ultraviolette sono classificate come cancerogeno di primo livello. Le buone pratiche di fotoprotezione includono anche l’uso di cappelli a falde larghe, occhiali da sole e la permanenza sotto l’ombrellone, evitando le ore centrali della giornata».

– È giusto iniziare con una protezione alta per poi diminuirla con l’abbronzatura?
«Su questo punto ci sono opinioni diverse. Personalmente, ritengo che la scelta dipenda dal fototipo e dall’età. Per i bambini, che non andrebbero esposti alla luce diretta del sole prima dei 3 anni, è imperativo usare sempre la massima protezione. Lo stesso vale per gli adulti con fototipo 1 e 2, quelli con pelle chiarissima che si ustionano facilmente. Per i fototipi più alti, dal 3 in su, una volta ottenuta una buona abbronzatura – che è un filtro naturale – si può considerare di passare da un fattore di protezione 50 a uno 30, ma mai abbassare troppo la guardia».

– Usare la crema solare dell’anno precedente: sì o no?
«Utilizzare un prodotto dell’anno prima è uno sbaglio, specialmente se la confezione è già stata aperta. Per capire il perché, è utile distinguere i due tipi di filtri. I filtri fisici, come l’ossido di zinco e il biossido di titanio, sono composti da particelle minerali inerti che agiscono come uno scudo: riflettono e disperdono i raggi solari prima che penetrino nella pelle. Essendo molto stabili, conservano più a lungo la loro efficacia; una confezione sigillata dell’anno precedente potrebbe quindi essere ancora utilizzabile. I filtri chimici, invece, sono molecole organiche che assorbono le radiazioni UV e le trasformano in calore. Queste molecole sono intrinsecamente meno stabili e tendono a degradarsi con il tempo, l’esposizione all’aria e al calore. Una volta aperta, una crema con filtri chimici perde efficacia e non possiamo più sapere quale sia il suo reale fattore di protezione. Nel dubbio, è sempre meglio acquistare un prodotto nuovo».

– Tra le tante formulazioni disponibili – crema, spray, stick – quale consiglia?
«La formulazione ideale è la crema. Permette di percepire meglio lo spessore applicato e garantisce la formazione di un film protettivo più omogeneo e duraturo. Non amo particolarmente gli stick, neanche per le labbra: la pressione esercitata durante l’applicazione può stimolare, nei soggetti predisposti, la riattivazione dell’herpes labiale».

– Come orientarsi nella scelta di un prodotto efficace e sicuro?
«Le aziende cosmetiche più note offrono prodotti di qualità sostanzialmente equivalente. Oggi, però, una protezione solare davvero completa non si limita ai raggi UV-A, responsabili dell’invecchiamento, e UV-B, causa di eritemi e scottature. Si parla sempre più della luce blu, una radiazione ad alta energia che fa parte dello spettro della luce visibile. La sua pericolosità deriva dal fatto che penetra nella pelle più in profondità degli UV-B, generando un forte stress ossidativo. Questo non solo accelera l’invecchiamento cutaneo, ma sembra anche in grado di compromettere i meccanismi naturali di riparazione del DNA cellulare, potenziando di fatto i danni causati dai raggi UV. Il mio consiglio è quindi di scegliere prodotti di nuova generazione che specifichino in etichetta una protezione ad ampio spettro, includendo esplicitamente UV-B, UV-A e anche la luce blu, per una difesa davvero integrale».