Come si tratta la calcolosi delle vie urinarie?
Dalle onde d'urto per i piccoli frammenti alla chirurgia percutanea per i casi complessi: focus sulle terapie con l'urologo Riccardo Banchero
Mi dica, dottore
L’evoluzione delle tecniche mininvasive ha trasformato radicalmente l’approccio terapeutico alla calcolosi delle vie urinarie, offrendo oggi soluzioni diversificate in base alla complessità del caso clinico. Per analizzare le attuali possibilità di cura, abbiamo incontrato Riccardo Banchero – primario di Urologia della Asl 4 Tigullio – in Montallegro che ha scelto come sede per l’attività in libera professione.
La scelta della tecnica più idonea dipende in larga misura dalla localizzazione e dalle dimensioni della formazione litiasica (=formazione dei calcoli renali). «Se la posizione riguarda le vie urinarie alte e le dimensioni sono piuttosto contenute, si procede con la litotrissia extracorporea. Questa metodica è indicata per calcoli del rene (calici e pelvi renale), generalmente al di sotto del centimetro e mezzo, al massimo 2 centimetri in casi selezionati».
Si tratta di una procedura non invasiva, finalizzata a frantumare i calcoli in piccoli frammenti che vengono successivamente espulsi per via naturale. La procedura prevede l’utilizzo di un apparecchio esterno, il litotritore, che genera onde d’urto focalizzate sulla formazione per disintegrarla senza necessità di incisioni chirurgiche.
Quando la situazione clinica lo richiede, o se la litotrissia non è indicata, si opta per soluzioni – più invasive – che sfruttano le vie naturali del corpo. «Nella maggior parte dei casi interveniamo in chirurgia endoscopica: si utilizzano strumenti miniaturizzati, rigidi o flessibili, che risalgono le vie urinarie senza necessità di incisioni sull’addome. Una volta a contatto con il calcolo, impieghiamo il laser per la frammentazione e rimuoviamo i residui con appositi cestelli; al termine della procedura viene solitamente posizionato uno stent, ossia un catetere interno che permane per alcuni giorni al fine di prevenire complicanze».
Esistono tuttavia casi più complessi, caratterizzati da formazioni di volume importante, che necessitano di una strategia differente e più diretta. «Un altro trattamento che possiamo offrire ai pazienti con calcolosi urinaria di grosse dimensioni che riguardano il rene – generalmente riferito a casi con calcoli che superano i 2 centimetri – è quello della chirurgia percutanea. È una procedura più invasiva che prevede un accesso sul fianco. Utilizzando un sistema di dilatazione si opera per questo passaggio, praticato a livello della regione lombare, con degli endoscopi anche di piccolissime dimensioni con i quali si arriva a contatto della formazione litiasica. Anche in questo caso i calcoli possono venir frammentati con varie fonti di energia – come il laser o gli ultrasuoni – e i frammenti asportati con pinze o altri accessori, in modo tale da consentire una rapida rimozione anche nei casi di calcolosi di grosse dimensioni» conclude Banchero.