La chirurgia plastica e ricostruttiva vive una fase di profonda evoluzione tecnologica. Se le tecniche tradizionali restano imprescindibili per i grandi interventi di rimodellamento, si affacciano oggi nuove metodiche capaci di garantire risultati eccellenti con una invasività minima.

L’ingresso di Mario Prandi – specialista in chirurgia generale e in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica – nella squadra di Montallegro segna un passo decisivo in questa direzione. Grazie a una solida esperienza ospedaliera e alla disponibilità di strumentazioni d’avanguardia, è possibile offrire percorsi personalizzati che spaziano dalla correzione di difetti funzionali fino all’estetica avanzata “senza cicatrici”. Ne abbiamo parlato con lui per approfondire le novità introdotte in struttura.

– Il suo percorso unisce chirurgia generale e plastica. Qual è il valore aggiunto di questo approccio multidisciplinare?
«In struttura porto la mia doppia esperienza. Questo ruolo ibrido è fondamentale, anche se il focus principale della mia attività rimane la chirurgia del paziente ex obeso e l’estetica. Avendo lavorato per 25 anni in ospedale come chirurgo generale, ho la capacità di gestire e risolvere anche problematiche profonde. Spesso accade che un paziente candidato a un intervento estetico o ricostruttivo presenti patologie concomitanti, come un’ernia o una calcolosi della colecisti. Il mio approccio consiste nell’integrare le procedure in un unico intervento combinato: ciò riduce drasticamente i disagi per il paziente, evitando doppi ricoveri e anestesie ripetute».

– Quali innovazioni tecnologiche introduce in Montallegro per la medicina estetica?
«Abbiamo introdotto una tecnologia che rappresenta una vera novità nel settore. Si tratta di strumentazioni che sfruttano l’energia termica, ideali quando l’eccesso cutaneo è presente ma non estremo. Il principio è rivoluzionario: inducendo una contrazione termica della pelle, otteniamo una riduzione del difetto e una retrazione dei tessuti senza ricorrere alle cicatrici chirurgiche tradizionali. In sostanza, il “contenitore cutaneo” non rimane lasso ma si ricompatta, permettendoci di evitare le ampie asportazioni di pelle che richiederebbero le classiche incisioni».

– Possiamo definirla come una tecnica rivoluzionaria?
«Assolutamente sì. Stiamo assistendo alla stessa svolta epocale della fine degli anni Ottanta, quando si passò dalla chirurgia “aperta” alla colecistectomia laparoscopica. All’epoca si transitò dai grandi tagli addominali a operazioni eseguite utilizzando quattro accessi millimetrici. Oggi, replichiamo questo passaggio nella chirurgia estetica: invece di praticare un’incisione longitudinale lungo tutto il braccio o la coscia per rimuovere la cute in eccesso, interveniamo attraverso due minuscoli fori in anestesia locale. È una delle rare circostanze in cui possiamo realmente parlare di chirurgia senza cicatrici visibili».

– Qual è il target clinico ideale per questa metodica?
«È la soluzione elettiva per trattare zone critiche come l’interno coscia o le braccia, correggendo quella lassità brachiale – comunemente detta “braccio a tendina” – che  insorge intorno ai 50 anni. Queste tecnologie – agendo sia a livello superficiale sia nel sottocute profondo – sono ideali per ottenere una retrazione dei tessuti, dopo aver svuotato la zona, magari con liposuzione, o semplicemente per ricompattare la cute. Naturalmente, nei casi di calo ponderale massivo post-bariatrico con eccessi cutanei severi, la chirurgia escissionale resta necessaria, ma per un’ampia fascia di pazienti questa rappresenta una soluzione decisamente innovativa».

– Si tratta di una tecnologia diffusa?
«Parliamo di un macchinario la cui presenza è ancora molto limitata: in Italia non sono più di una decina e al momento, non mi risulta ce ne siano altri in Liguria. È un settore in forte espansione poiché la domanda di procedure a bassa invasività è alta; poter utilizzare questa strumentazione in Montallegro rappresenta un valore aggiunto notevole per la struttura e per i pazienti liguri».