La biopsia prostatica rappresenta un passaggio cruciale nell’iter diagnostico urologico, necessario quando gli esami preliminari lasciano dubbi sulla natura di una lesione. Ne abbiamo parlato con Maurizio Schenone, direttore U.O. Urologia Ospedale San Paolo di Savona e Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, che abbiamo incontrato in Montallegro.

«La biopsia prostatica costituisce la procedura fondamentale per la diagnosi di carcinoma prostatico, necessaria ogniqualvolta si riscontrino alterazioni all’esplorazione rettale, con dubbi alla risonanza magnetica o nel marcatore PSA. L’esame avviene sotto guida ecografica per via transrettale o transperineale: la scelta dell’approccio dipende dalla localizzazione delle lesioni segnalate. Si tratta di una procedura ambulatoriale in anestesia locale, con leggera sedazione (se desiderata dal Paziente), della durata di circa un quarto d’ora, al termine della quale il paziente viene subito dimesso. Il referto è solitamente disponibile nell’arco di 10 giorni».

L’accuratezza è garantita da un protocollo preciso che non si limita alle sole aree sospette, ma indaga l’organo nella sua interezza. «Vengono eseguiti di regola – secondo le linee guida – 12 prelievi: non ci si limita alle zone sospette, ma si effettua una mappatura completa della prostata. È la diagnosi di certezza: aspirando frammenti di tessuto mirati o randomizzati, si procede all’analisi istologica».

In alcuni casi complessi, dove il dubbio clinico persiste nonostante un primo esito negativo, l’indagine può essere approfondita per escludere falsi negativi. «Registriamo circa il 50% di biopsie negative nonostante la persistenza del dubbio di un tumore. In questi casi spesso l’indagine viene ripetuta, previa esecuzione di un’ulteriore risonanza; in seconda fase si prelevano più frammenti, fino ad arrivare alla cosiddetta saturation biopsy, ossia 20 prelievi».

L’obiettivo resta la sicurezza e l’appropriatezza del percorso di cura.
«A diagnosi avvenuta si procederà alla stadiazione e alla terapia adeguata. Una diagnosi istologica sicura è imprescindibile per garantire cure idonee ed evitare rischi di overtreatment, ossia trattamenti non necessari» conclude Schenone.