Luca Pandolfo: «La sfida oggi è gestire la complessità, in sala operatoria e in ufficio»
Intervista a Luca Pandolfo, Direttore della S.C. di Ortopedia e Traumatologia dell'Asl3 e specialista in Montallegro, sui nuovi percorsi per i pazienti, la chirurgia d'avanguardia e la gestione delle risorse nel sistema sanitario genovese
Mi dica, dottore
Luca Pandolfo, Direttore della Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia presso l’Asl3 Genovese, ha scelto Montallegro per la libera professione. Un legame, quello con la nostra struttura, che parte da lontano, quando, ancora giovane medico, muoveva i primi passi nella professione proprio come medico di guardia. Oggi, dopo una significativa carriera che lo ha portato a ricoprire ruoli apicali nel sistema sanitario pubblico ligure, continua a essere un punto di riferimento per i pazienti di Montallegro, dove svolge la libera professione. A lui abbiamo chiesto di raccontare la complessità e le sfide del suo ruolo.
– Dottor Pandolfo, lei è Direttore di Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Asl3. Cosa significa concretamente ricoprire oggi questo ruolo?
«È un ruolo che ricopro da dieci anni, prima in Asl 1, gestendo gli ospedali di Sanremo, Imperia e Bordighera e, da dicembre 2022, a Genova. Oggi la posizione è molto impegnativa: oltre all’attività chirurgica, dove gli interventi più difficili sono spesso di competenza del primario, è l’aspetto manageriale a essere cresciuto a dismisura. La nostra responsabilità si estende ben oltre i ricoveri, includendo la gestione burocratica, l’organizzazione della corsia e della sala operatoria, l’approvvigionamento di protesi e mezzi di sintesi e la guida del personale. Ogni anno, la riorganizzazione del budget ci impone di definire obiettivi precisi e le modalità per raggiungerli, un approccio molto più strutturato rispetto al passato. A questo si aggiunge l’evoluzione del quadro clinico dei pazienti: da un lato assistiamo a un aumento degli anziani, per natura più fragili; dall’altro, i politraumi complessi sono sempre più frequenti, grazie alla maggior capacità del servizio 118 di stabilizzare i pazienti e salvare più vite che in passato».
– Questa crescente complessità richiede una costante revisione dei modelli organizzativi. Quali percorsi state portando avanti per migliorare la cura e la gestione dei pazienti?
«Gli ospedali si stanno orientando sempre più verso la specializzazione traumatologica. Di conseguenza, lavoriamo per creare percorsi specifici per i pazienti fratturati. L’anziano con frattura di femore, per esempio, viene ricoverato direttamente dal Pronto Soccorso, preparato e operato, se possibile, entro 48 ore. L’obiettivo è mobilizzarlo al più presto per favorire il recupero dell’autonomia. Altre fratture, come quelle di polso o avambraccio, possono essere gestite in urgenza differita: il paziente viene valutato, rimandato a casa con gli esami necessari e poi richiamato per l’intervento, con una degenza di uno o due giorni. Questo modello ci consente di ottimizzare l’uso dei posti letto. Un altro traguardo fondamentale è il rilancio della chirurgia protesica di anca e ginocchio, per la quale abbiamo riaperto un ambulatorio dedicato, con lo scopo di ridurre il fenomeno delle “fughe” di pazienti verso altre regioni. La sfida principale, come spesso accade, resta quella delle risorse limitate».
– Quando parla di risorse limitate, si riferisce solo all’aspetto economico o anche alla carenza di personale?
«La carenza di risorse si manifesta su entrambi i fronti: quello economico e quello relativo alle risorse umane. L’Asl3 gestisce tre importanti presidi ortopedici: il Micone a Sestri Ponente, Villa Scassi e l’Ospedale Gallino a Pontedecimo. L’attività chirurgica elettiva si concentra principalmente al Gallino, con specialisti dedicati a piede, artroscopia e mano. A questo si aggiungono gli ambulatori territoriali, come quello della Fiumara. Questa capillarità, essenziale per essere vicini ai cittadini e decongestionare Villa Scassi, richiede un’attenta e continua rotazione del personale medico tra le varie sedi».
– Oltre alla chirurgia protesica, ci sono altri settori che state potenziando?
«Sì, abbiamo riattivato un centro di chirurgia della mano, per rispondere in modo mirato alle esigenze di pazienti con patologie degenerative oltre che traumatiche. Stiamo inoltre dando nuovo impulso alla chirurgia del piede, portando avanti l’eredità di un centro che qui ha una lunga tradizione. Infine, insieme a due colleghi più giovani, stiamo lavorando per continuare l’attività di chirurgia artroscopica, in particolare del ginocchio, che rappresentava un punto di forza storico del reparto con il dottor Ghiglione, ora in pensione».
– In una regione con un’alta percentuale di popolazione anziana come la Liguria, la prevenzione dei traumi assume un ruolo centrale.
«Assolutamente. L’Asl3 è molto attiva in questo campo, promuovendo iniziative di prevenzione anche grazie a camper informativi che raggiungono le valli. Per le cadute degli anziani, puntiamo molto sull’informazione, consigliando buone pratiche per la cura di sé. Un suggerimento apparentemente banale, ma di grande efficacia, è quello di rimuovere ostacoli (es. i tappeti) dalle abitazioni: evitando una delle cause più comuni di inciampi e fratture. In parallelo, l’azienda sta potenziando l’organico con l’assunzione di nuovi geriatri, figure chiave per un’ortopedia che tratta quotidianamente i traumi della terza età».
– Ci sono modelli o progetti particolarmente innovativi che state sviluppando?
«Il modello dell’ortogeriatria, che prevede la gestione congiunta del paziente anziano fratturato da parte dell’ortopedico e del geriatra, è ormai un approccio consolidato ed estremamente efficace, adottato anche da altre realtà come Galliera e San Martino. Più che su novità assolute, ci stiamo concentrando sulla creazione di percorsi ben strutturati, come quello per il paziente operato alla mano, per garantire che, una volta dimesso, non venga lasciato solo, ma segua un iter riabilitativo chiaro e definito sul territorio».
– Nel frattempo, continua la sua attività di libera professione in Montallegro. Di cosa si occupa principalmente?
«Ho sempre conservato un legame stretto con Montallegro, anche negli anni in cui ho lavorato fuori Genova. Qui proseguo la mia attività ambulatoriale e chirurgica, concentrandomi in particolare sul trattamento delle fratture e sulla chirurgia protesica che sono le aree di intervento più richieste dai pazienti che si affidano alla mia professionalità».